L'archeologo e storico francese
dell'Antichità Paul Veyne, noto per la sua erudizione e la
passione nel trasmettere la storia dell'antica Grecia e
dell'antica Roma, è scomparso all'età di 92 anni: è quanto
riferito oggi dalle edizioni Albin Michel.
Professore al Collège de France, apprezzato per l'audacia del
suo stile controcorrente e l'approccio innovativo alla storia,
Veyne è stato anche un protagonista del dibattito intellettuale
in Francia. Venne premiato con il Prix Femina nel 2014 per il
libro "Et dans l'éternité je ne m'ennuierai pas" (Albin Michel,
Parigi 2014) e nel 2017 dalla Biblioteca Nazionale di Francia
(BnF) per l'insieme della sua opera. Passato dall'Ecole
française de Rome, cominciò la sua carriera d'insegnante
all'Università La Sorbona, come assistente, prima di partire a
Aix-en-Provence, dove sarà professore dal 1976 al 1999. Nel
1975, entra al Collège de France di Parigi, sostenuto dal grande
pensatore liberale, Raymond Aron. Conserverà la sua cattedra di
Storia romana fino al 1988.
I suoi lavori hanno affrontato, tra l'altro, la mitologia
greca, il cristianesimo antico, la società e la sessualità a
Roma. In 'L'impero greco romano. Le radici del mondo globale'
(Premio Chateaubriand 2006), Veyne spiega che la distinzione, se
non l'opposizione, tra la Grecia e Roma resta un "mito".
"L'impero cosiddetto 'romano' - diceva lo storico - fu in realtà
'greco-romano".
Appassionato di alpinismo, padre di un figlio, Paul Veyne si
è sposato tre volte. "Come Cicerone, Cesare e Ovidio",
ironizzava lo studioso.
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