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Raffaella Battaglini, Mentre passiamo bruciando

Raffaella Battaglini, Mentre passiamo bruciando

Autobiografia generazione degli anni '70, tra lotta e nostalgia

ROMA, 20 giugno 2021, 19:53

Redazione ANSA

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(di Marzia Apice) RAFFAELLA BATTAGLINI, MENTRE PASSIAMO BRUCIANDO (Castelvecchi, pp.240, 17.50 euro). La politica e il vento del cambiamento, l'emancipazione femminile e la libertà, la scelta tragica delle armi e i sogni che si infrangono, ma anche la storia di un omicidio e gli umori di un'Italia ormai sparita, di 50 anni fa: è un romanzo che ha tante anime quello di Raffaella Battaglini, dal titolo "Mentre passiamo bruciando", in libreria con Castelvecchi dal 17 giugno. Strutturato come un racconto a più voci, il libro, ambientato in una città di provincia del nord (identificabile con Padova), delinea il periodo della contestazione giovanile prendendo come pretesto l'omicidio di una donna per offrire un affresco - politico, sociale ed emotivo - degli anni '70. Una serie di "testimonianze", spesso discordanti, portano alla ricostruzione del delitto della giovane Laura, avvenuto nel 1981, quindi a chiusura del famoso decennio: mentre una giornalista conduce molti anni dopo un'indagine per scoprire qualcosa in più sull'omicidio, tra le pagine si ricompone il mosaico di quel periodo, con il movimento giovanile composto da gruppi eterogenei, quelli dell'Autonomia diffusa e la lotta armata, i segmenti più libertari e "controculturali". In sottofondo, ma in modo costante, emerge un senso di nostalgia e di rimpianto per quello che sarebbe potuto essere e invece non è stato: una rivoluzione mai avvenuta fino in fondo, a cui poi la scelta delle armi ha dato il colpo di grazia. "Sono parte di questa storia: nel '77 avevo 20 anni. Volevo scrivere l'autobiografia di una generazione, la mia", dice Raffaella Battaglini intervistata dall'ANSA, "eravamo giovani e abbiamo cercato di cambiare il mondo, magari in modo goffo, ma ci abbiamo provato.
    Qui ho voluto esprimere la nostalgia di un tempo eccezionale, avevamo un orizzonte collettivo che riscattava il nostro privato: eravamo convinti di fare la rivoluzione, ma non eravamo sufficientemente forti". L'autrice sottolinea anche la volontà di offrire un altro punto di vista sugli anni '70: "ho cercato di cancellare la lugubre etichetta 'anni di piombo' inflitta a quel periodo come uno stigma: noi abbiamo vissuto un'altra cosa; poi è vero, c'è stata la deriva delle armi, ma volevamo liberarci da una sensazione, angusta, provinciale, in cui la sessualità era repressa, la socialità era incasellata, l'istruzione era gerarchizzata", racconta, "io ero militante in un collettivo femminista in cui sono entrata nel 76-77. Ero dentro questo grande e variegato fermento di liberazione: poi una parte ha appoggiato la deriva militare che ha portato al disastro. Sono stati fatti errori molto gravi, i morti ci sono stati da entrambe le parti". Tra gli aspetti più interessanti del romanzo è il racconto del maschilismo imperante tra i militanti: un argomento forse poco noto, che l'autrice ha evidenziato con forza. "All'epoca il maschilismo era argomento di dibattito, ma noi donne lo subivamo, era difficile far diventare le nostre relazioni libere come avremmo voluto", afferma, "Non ne parla nessuno, ma negli anni '70 la liberazione sessuale nascondeva una evidente predatorietà maschile. C'erano retaggi molto forti e ci sono ancora oggi: la verità è che il nostro politico era più avanti del nostro privato". Anche la scelta della struttura narrativa a più voci risponde a una precisa esigenza: "per un'autobiografia collettiva era strutturale che io dovessi scegliere un coro di voci narranti: volevo tentare di dare l'idea dell'enorme ampiezza di aspetti che componevano questo caleidoscopio", spiega ancora Battaglini, "tra le testimonianze, alcune sono racconti, altre sono piccole schegge. Poi c'è la trama gialla, che costituisce il filo conduttore narrativo per dare unità all'insieme. La figura di Laura è ricalcata su una mia amica che per fortuna non è stata ammazzata, ma aveva comportamenti estremi, da lei ho preso spunto. Anche la vittima è una figura simbolica: lei rappresenta gli anni '70 e quando muore diviene emblema della fine di un'epoca".
   

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