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Dall'arte agli orologi, il tempo del Barocco

Dall'arte agli orologi, il tempo del Barocco

A Palazzo Barberini il racconto di un'ossessione sempre attuale

ROMA, 14 maggio 2021, 17:50

(di Silvia Lambertucci)

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DALL 'ARTE AGLI OROLOGI, IL TEMPO DEL BAROCCO - RIPRODUZIONE RISERVATA

DALL 'ARTE AGLI OROLOGI, IL TEMPO DEL BAROCCO - RIPRODUZIONE RISERVATA
DALL 'ARTE AGLI OROLOGI, IL TEMPO DEL BAROCCO - RIPRODUZIONE RISERVATA

Più il tempo ci sfugge e più sentiamo l'urgenza di governarlo, se non altro con l'immaginazione. E proprio al tempo, all'ossessione del suo divenire, all'urgenza di fermarlo, di dargli forma, senso, sostanza, un pensiero che si configura e trova il suo momento di svolta in particolare nell'epoca del Barocco, è dedicata la mostra che si apre da domani al 3 ottobre a Roma nelle sale appena rinnovate di Palazzo Barberini, un luogo che della fantasia e della potenza barocca è anche monumentale testimonianza.
    Curata dalla direttrice Flaminia Gennari Sartori e da Francesca Cappelletti, che sempre a Roma guida la Galleria Borghese, "Tempo Barocco" - questo il titolo scelto per la rassegna - è frutto di un progetto nato nel 2017 e poi fermato, come tanti, dall'irrompere della pandemia Covid.
    Eppure, proprio per questo suo riflettere sul tempo e sulla sua percezione, sull'ansia atavica dell'uomo di comprenderlo, misurarlo, fermarlo, arriva attualissima quasi fosse stata pensata oggi guardando al tempo cristallizzato dai lockdown ma anche ai giorni stranianti delle prime riaperture. E se è vero che sala dopo sala il racconto per immagini che piano piano si snoda agli occhi del visitatore racconta un'epoca particolare e unica della storia occidentale, quel Seicento che fu del Bernini ma anche di Galileo e che ha segnato un mutamento profondo tanto nella percezione fisica quanto nella rappresentazione poetica del tempo, è vero anche che il 'tempo barocco' che emerge dalle tele possenti dei grandi pittori dell'epoca che qui troviamo riunite, da Guido Reni a Poussin, da van Dyck a Caravaggio, da Piero da Cortona a Guido Cagnacci, o dai disegni geniali di Bernini, Baciccia, Andrea Sacchi, ma anche dalle sculture e dagli oggetti preziosi che un tempo arredavano le dimore più ricche, quasi irrompe nell'attualità con mille spunti, suggestioni, domande legate all'attualità.
    Il tempo come filo conduttore, quindi, indagato in tutte le sue forme e declinazioni, l'amore le stagioni, la bellezza, l'azione. Una riflessione, spiega Francesca Cappelletti, "che nell'età del Barocco accomuna poesia e scienza , arti visive e filosofia, sollecita la progettazione di strumenti in grado di misuralo con sempre maggiore precisione". L'allegoria e la scienza, la capacità della pittura di cogliere la durata dell'azione e l'ambizione dell'arte di sconfiggere la transitorietà della vita, sottolinea ancora la studiosa, sono dunque i temi centrali dell'esposizione, il filo conduttore di un racconto che impone esso stesso di essere seguito con tempi morbidi e slow. E che mette insieme grandi tele - molte delle quali arrivate grazie a prestiti prestigiosi di altri musei - e stupefacenti disegni, oltre agli orologi in bronzo, smalti, pietre preziose, prodigi di meccanica e capolavori di oreficeria che quasi sempre, fa notare Cappelletti, sottendono però anch'essi un pensiero filosofico. E' il caso, per esempio dell' incredibile Orologio da Consolle con Trionfo dell'Amore sul Tempo che viene da una collezione privata della capitale (capolavoro inedito attribuito alla cerchia di André Charles Boulle) e che è stato restaurato e studiato per l'occasione con i fondi messi a disposizione dal museo romano. Anche qui come spesso in questi oggetti, spiega la studiosa, i sottili intarsi di tartaruga inseriti nel metallo sembrano volere sottolineare una volta di più il dualismo tra la fragilità del tempo in divenire e la forza dell'eternità.
    Realizzata grazie ai fondi Cipe destinati al ripristino delle sale del piano terra di Palazzo Barberini, la mostra inaugura anche il nuovo spazio - oltre 750 metri quadrati per una spesa di 952.626 euro- destinato alle mostre temporanee e fortemente voluto dalla direttrice Gennari Sartori. Un progetto anche questo partito nel 2017 per il compimento del grande Museo Barberini e di cui "finalmente vediamo i risultati", sottolinea la direttrice anticipando che in autunno aprirà finalmente anche la Caffetteria, nello spazio delle antiche serre. Via dunque il rosso che per quasi un decennio ha caratterizzato questi ambienti e spazio ad un contenitore moderno e nello stesso tempo estremamente duttile sobrio, con pannelli mobili che nascondono sofisticati impianti di umidificazione e leggerissime travi di carbonio che supportano le luci orientabili a seconda delle opere da illuminare. "Un nuovo passo verso la nostra idea di museo", precisa la studiosa convinta che il Barberini abbia tutte le carte in regola per diventare "il museo" della città.
    "Un microcosmo dove c'è tutto", sottolinea appassionata. "Uno spazio culturale aperto, a disposizione dei cittadini , dove nello stesso tempo si può scoprire il palazzo , la collezione permanente, piccole e grandi mostre".
   

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