(di Alfredo Pecoraro)
Il suo tour elettorale in camper,
Roberto Lagalla l'ha inaugurato proprio oggi partendo da un
luogo simbolo del riscatto alle barbarie di Cosa nostra: l'Ic
'Giovanni Falcone' nel quartiere Zen. Mai come quest'anno,
l'anniversario di domani della strage di Capaci - dove nel '92
la mafia fece saltare in aria con un'autobomba Giovanni Falcone,
Francesca Morvillo e gli agenti della scorta - è segnato da una
forte tensione, questa volta non solo emotiva. Commemorazioni,
aule di giustizia e scontro politico. Vittime di Cosa Nostra e
condannati per mafia tornati alla ribalta politica dopo avere
scontato le pene detentive. Sul trentennale imperversano i toni
infuocati della campagna elettorale in corso a Palermo, dove si
voterà il 12 giugno, e la requisitoria al processo di
Caltanissetta contro i poliziotti imputati di infedeltà allo
Stato per il falso pentito Vincenzo Scarantino. Per qualcuno
Palermo sembra ripiombata nel clima degli anni Novanta. In città
sono apparsi manifesti choc provocatori: "Forza mafia" con la
scritta tra i colori della bandiera italiana e simbolo usato dal
partito di Berlusconi e 'Dc democrazia collusa' con tanto di
scudo crociato e la scritta 'make mafia great again'. La Digos
sta indagando per risalire ai responsabili delle affissioni, che
sono comparse nel pieno delle polemiche per l'irruzione nella
campagna elettorale di Marcello Dell'Utri e Totò Cuffaro. I due
sono big sponsor di Roberto Lagalla, l'ex rettore candidato
sindaco per il centrodestra. Condannato in via definitiva per
concorso esterno in associazione mafiosa, Dell'Utri è stato tra
i primi a fare il suo endorsement a Lagalla. Ancora più
coinvolto l'ex governatore della Sicilia: condannato per
favoreggiamento semplice a Cosa nostra, Totò Cuffaro, che ha
scontato a Rebibbia la pena, è a capo della Dc Nuova. Una sorta
di Democrazia cristiana 4.0 schierata con una propria lista a
sostegno dell'ex rettore, che di Cuffaro fu assessore alla
Sanità. Connubi che hanno suscitato indignazione, a partire
dall'ex giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca e
cognato di Falcone.
"A trent'anni dalle stragi la Sicilia è in mano a condannati
per mafia - ha detto Morvillo - C'è chi attualmente strizza
l'occhio a personaggi condannati. C'è una Palermo che gli va
dietro, se li contende e li sostiene". E ancora: Nessuno nega il
diritto a Cuffaro di continuare a vivere e a fare tutto ciò che
vuole, per carità, ha scontato la pena e nessuno dice che deve
tornare in galera. Il problema non è lui, sono gli altri che lo
corteggiano e lo inseguono". Concetti ripresi anche da Maria
Falcone, sorella del magistrato: "E' inaccettabile che in una
città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha
dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia
ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una
carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra
carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da
personaggi condannati per collusioni mafiose". Adirato da quelle
che spesso definisce "speculazioni politica" di basso livello,
Lagalla ribatte colpo su colpo a chi gli rinfaccia il connubbio
con Cuffaro. Il suo 'no' alla mafia è perentorio in ogni
discorso e confronto pubblico. "Con me i mafiosi e i loro
complici rimarranno fuori dal governo della città".
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