(ANSA) - CALTANISSETTA, 13 NOV - "La trombolisi doveva essere
una rivoluzione per quanto riguarda il trattamento dell'ictus
ischemico acuto, in realtà, per problemi organizzativi, nella
nostra Regione questa rivoluzione non si è compiuta. Le ultime
linee guida del 2020 dello Spread ci dicono che quasi tutti i
pazienti con ictus dovrebbero essere sottoposti a trombolisi o
comunque a intervento di riperfusione. Di fatto, con l'attuale
rete dello stroke regionale, dai dati ufficiali dell'assessorato
nel 2020 solo il 10% dei pazienti con ictus afferiti nei nostri
ospedali è stato trattato in questo modo". A fare il punto sulla
rete stroke è il dottore Giuseppe Augello, direttore
dipartimento di medicina ed emergenza dell'Asp di Agrigento, ex
segretario nazionale Fadoi, intervenuto a Caltanissetta al
congresso regionale della Fadoi, organizzato dal presidente
regionale, il medico internista nisseno Maurizio Alletto.
"Le ultime linee guida - spiega Augello - hanno abbattuto
drasticamente la gran parte delle controindicazioni previste in
passato estendendo al maggior numero di pazienti possibili il
trattamento con trombolisi. Si tratta di una procedura
tempodipedente, deve essere fatta entro 4 ore e mezza
dall'esordio dei sintomi, e comunque prima si fa e più neuroni
si salvano. La trombolisi - aggiunge - è una terapia
dell'urgenza non di elezione. Va fatta nel primo soccorso dove
il paziente afferisce. Ovviamente va fatto un percorso di
formazione per trattare il paziente ma è chiaro che, con i
problemi di viabilità che abbiamo e con la carenza di medici,
non si può mandare in giro il paziente con ictus da una parte
all'altra della provincia. Un paziente che vive a Mistretta, ad
esempio, per ricevere questo trattamento deve recarsi a Messina,
con un'ora e 43 di percorrenza, poi ci sono i tempi per accedere
in reparto quindi difficilmente potrà raggiungere la Stroke Unit
di Messina in tempo utile".
"Chiediamo al governo regionale di tornare al passato - è la
richiesta del dottore Giuseppe Augello - perché nel 2012 la
Regione aveva decretato una rete dello stroke che, proprio per
capillarizzare l'intervento, era presente non solo nei reparti
di neurologia ma anche nei reparti di medicina che storicamente
da sempre hanno ricevuto i pazienti di ricoveri con ictus che,
peraltro, spesso sono gravati da comorbilità che solo
l'internista può curare. Bisogna tornare indietro, abbandonare
le lotte tra le discipline, coinvolgere oltre la medicina
interna anche quella d'urgenza. Non ci devono essere steccati ma
solo l'obiettivo di curare prima possibile il paziente colpito
da ictus che deve essere curato e non mandato in giro per le
strade della Sicilia. Bisogna evitare le morti e la disabilità
visto che oggi l'ictus rimane la prima causa di disabilità e la
seconda di morte". (ANSA).