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>>>ANSA/Processo Becciu:spuntano emissari russi,li portò Marogna

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Rivendicavano conto Ior e volevano in dono reliquie di S.Nicola

CITTÀ DEL VATICANO, 20 maggio 2022, 11:41

Redazione ANSA

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Reliquia di San Nicola - RIPRODUZIONE RISERVATA

Reliquia di San Nicola - RIPRODUZIONE RISERVATA
Reliquia di San Nicola - RIPRODUZIONE RISERVATA

(di Fausto Gasparroni) Due emissari russi presentati come "delegati per le questioni diplomatiche particolari del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin": sono quelli che sono spuntati nella 16/a udienza del processo sugli investimenti della Santa Sede, nella quale oggi si è concluso l'interrogatorio del card. Angelo Becciu. Una memoria inviata dall'altra imputata Cecilia Marogna e depositata dal legale Fiorino Ruggio ricostruisce tra l'altro la vicenda di due cittadini russi che incontrarono Becciu in Vaticano e cercarono persino, oltre a rivendicare un conto allo Ior risultato "inesistente", di ricevere in dono le reliquie di San Nicola di Bari di cui Putin "era particolarmente devoto".
    Cecilia Marogna, sulla quale l'avv. Ruggio ha depositato anche una relazione del Copasir nata da un esposto della stessa ex manager sarda, conferma nella memoria "di aver presentato ed accreditato, presso la Segreteria di Stato della Città del Vaticano, i generali Carta e Caravelli nell'ottobre 2017".
    "Particolare - spiega - la conoscenza del generale Caravelli, che mi fu presentato dall'imprenditore romano Piergiorgio Bassi, e che si qualificava, secondo quanto dallo stesso asserito, suo socio in una società di intelligence e sicurezza sita in Svizzera: la Brasidas Group" Bassi "mi chiese anche di conoscere due soggetti che venivano definiti suoi partner russi" e "i due profili corrispondono all'identità di Goloschchapov Konstantin Veniaminovich e Lukjanov Vladimir Nikolayevich". Bassi, prosegue Marogna, "mi specificò anche che Nikolayevich era il numero due della Federazione Russa e che ricopriva il ruolo di direttore esecutivo del 'Sits' (Centro per le informazioni e analisi delle situazioni strategiche)". Tale richiesta di incontro "includeva anche la presentazione al cardinale Becciu", allora sostituto per gli Affari Generali, "dei predetti soggetti accompagnati da Bassi".
    "L'incontro - spiega - aveva come oggetto alcune iniziative di cui Piergiorgio Bassi si faceva ambasciatore in Italia, per conto del gruppo russo di cui facevano parte anche i due funzionari". Inoltre, Bassi "era interessato a sapere lo stato di un trust denominato 'Imperial', a detta sua depositato da moltissimi anni presso lo Ior e che i russi stavano rivendicando". La Marogna quindi chiese "cortesemente al cardinale Angelo Becciu di domandare allo Ior le possibili informazioni a riguardo", e lui "si rese disponibile ad interfacciarsi direttamente con il direttore generale dello Ior, il dott. Gian Franco Mammì". La risposta ricevuta qualche giorno dopo riportava l'inesistenza del trust" di cui Bassi "fornì solo il nome e non ulteriori dati per poter eventualmente approfondire una ricerca più specifica".
    "Altro interesse" da parte dei due "funzionari russi" era "ricevere in dono le reliquie di San Nicola di Bari, che la Basilica del capoluogo pugliese aveva prestato per oltre due mesi nel luglio 2017 alla Chiesa ortodossa". "L'accordo fu raggiunto da papa Francesco e dal patriarca Kirill nello storico incontro a Cuba in presenza anche di Becciu - ricorda Marogna -.
    Le reliquie erano state portate prima a Mosca e successivamente a San Pietroburgo per essere venerate dal vivo da milioni di fedeli russi".
    Quest'atto di "pace religiosa", sottolinea la donna, aveva ottenuto un grande successo in Russia, tanto che Bassi e i suoi partner russi "mi dissero che era loro desiderio avanzare richiesta al Vaticano affinché lo stesso donasse in modo permanente queste reliquie alla Federazione Russa, Così da consentire a tutto il popolo russo ortodosso di recarsi in pellegrinaggio, oltre a voler fare un regalo al presidente russo Putin che era particolarmente devoto al Santo".
    Marogna si fece tramite della richiesta con il card. Becciu che ricevette gli stessi funzionari russi insieme a Bassi e "ponendosi a disposizione, chiese a papa Francesco una sua opinione in merito". Tuttavia fu lo stesso sostituto a riferire che chi poteva donare le reliquie poteva essere solo il loro custode e vescovo di Bari Francesco Cacucci. Il quale, sentito sempre da Becciu, si disse indisponibile a donare le reliquie "in modo permanente", un atto che a Bari "sarebbe stato considerato inopportuno".
    A ciò Bassi "rimase contrariato" e giudicò la posizione di Becciu "debole nel convincimento", non credendo possibile "che papa Francesco non avesse capito l'importanza di questo gesto che avrebbe unito ulteriormente le due Chiese". Oltre poi ad aver trovato "maleducata e prepotente" la reazione del vescovo Cacucci che aveva anche lui insistentemente contattato per telefono, promuovendosi come "ambasciatore" in Italia dei suoi partner dalla Russia. A Bassi fu comunque suggerito di far inviare direttamente, tramite appunto i suoi "partner russi", una lettera ufficiale del patriarca Kirill alla Segreteria di Stato vaticana. Ma "l'ipotizzata lettera non arrivò mai alla Segreteria di Stato, sollevando così alcuni dubbi sull'iniziativa portata avanti da Bassi e dalla sua 'delegazione' russa".
    Alle domande postegli durante l'udienza di oggi sulla vicenda, il card. Becciu ha risposto che quello con i russi era "un incontro riservato" e non ne ha voluto "fare menzione".
   
   

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