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CRV - Sesta Commissione accoglie appello dei gestori di piscine e impianti sportivi

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CRV - Sesta Commissione accoglie appello dei gestori di piscine e impianti sportivi

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

in affanno per il caro-bollette

08 febbraio 2023, 15:15

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

(Arv) Venezia 8 feb. 2022 -      L’aumento esponenziale delle bollette e dei costi di gestione per piscine e impianti sportivi arriva all’attenzione del Consiglio regionale. Ieri l’approvazione unanime in aula della mozione proposta dal consigliere veronese Alberto Bozza (FI), che impegna la Regione ad attivarsi a favore dei gestori di piscine e impianti sportivi. Oggi l’incontro della commissione Cultura e Sport, presieduta da Francesca Scatto (Lega-Lv), con i vertici regionali di Assonuoto, della Federazione Italiana nuoto e con il Sindacato italiano gestori impianti sportivi (Sigis), impegnati a rappresentare la situazione di grave crisi in cui versano società sportive e gestori di impianti natatori a causa del costo triplicato di energia elettrica e gas. A lanciare l’allarme sulla sopravvivenza delle circa 800 piscine venete, di cui 250 pubbliche, sono stati Sergio Tosi del Sindacato gestori impianti sportivi, Alessandro Valentini di Assonuoto, e Roberto Cognonato del Comitato veneto della Federazione Italiana nuoto.

“Nel corso di un biennio la spesa energetica per i 70 impianti e le circa cento società sportive della Federazione è aumentata dagli 11 milioni e mezzo del 2020 ai 36 milioni di fine 2022 – ha spiegato Roberto Cognonato presidente del Comitato regionale della Federazione Nuoto – a fronte di convenzioni e abbonamenti rimasti pressochè stabili. Non possiamo certo triplicare i costi di accesso per famiglie, scuole e comuni, pena la perdita di utenza. Siamo riusciti a sopravvivere al Covid grazie ai ristori erogati dal governo, ma ora l’emergenza energetica è ancora più pesante: senza contributi pubblici a fondo perduto richiamo di chiudere. Non c’è solo il problema del rincaro dell’energia elettrica e del gas, ma anche quello della bolletta dell’acqua: per le società erogatrici di energia e acqua le piscine non godono di alcuna agevolazione, perché vengono considerate imprese private, non servizio pubblico”.

La crisi delle piscine investe non solo i 5500 atleti tesserati degli sport acquatici, ma riguarda gli oltre 250 mila veneti, tra bambini, adolescenti, anziani, amatori e dilettanti.

“Ci ritroviamo costretti a ridurre gli orari di fruizione delle vasche per contenere i costi energetici – ha aggiunto Alessandro Valentini di Assonuoto – penalizzando così le scuole, i corsi di primo avviamento e la pratica sportiva amatoriale. Siamo imprenditori, ma svolgiamo un servizio pubblico, che il fisco tuttavia considera ‘voluttuario’ (aliquota Iva al 22 per cento) e le multiutilities dell’acqua e dell’energia penalizzano applicando tariffe non calmierate.”.

I problemi gestionali di piscine e impianti ‘energivori’ non dipendono solo dall’emergenza energetica, ma anche dall’aggravio ulteriore del costo del personale determinato dal rinnovo contrattuale, ha spiegato Sergio Tosi di Sigis, e si incrociano con le ristrettezze di bilancio degli enti locali, che non sono in grado di compensare l’aumento dei costi. 

“Il Veneto è la seconda regione in Italia per numero di società sportive, di tesserati e di praticanti. La vicina Lombardia ha previsto contributi a fondo perduto per forme di finanziamento con Confidi a favore dei gestori di impianti sportivi – ha ricordato Alberto Bozza, consigliere di Forza Italia e membro della Commissione regionale per lo sport – nonché contributi per la pratica sportiva. In assenza di un intervento pubblico, si rischia il depauperamento del patrimonio impiantistico comunale e l’impoverimento complessivo dell’offerta sportiva ed educativa del nostro territorio”. Grande attenzione per la funzione sociale degli impianti natatori e per la sostenibilità e l’accessibilità della pratica sportiva, e in particolare gli sport d’acqua, è stata espressa da tutti i componenti della sesta commissione.

“La commissione – ha commentato la presidente Francesca Scatto, al termine dell’incontro – aveva già condiviso l’atto di indirizzo approvato ieri all’unanimità dal Consiglio veneto. Società e associazioni sportive stanno vivendo una situazione estremamente difficile determinata prima dalla pandemia, che ha fermato le attività e frenato iscrizioni e accessi, e ora a causa dell’esorbitante aumento dei costi energetici. Impossibile comprimere i costi pensando di chiudere o fermare gli impianti, pena il degrado degli impianti stessi. Perciò siamo al lavoro per individuare ogni forma di sostegno possibile e utile ai gestori, a cominciare dall’ulteriore proroga per il mondo dello sport delle misure speciali del 2020 che hanno consentito alle società e associazioni di recuperare le spese di funzionamento all’interno delle progettualità finanziate con bandi pubblici regionali. Siamo consapevoli che la semplice proroga non sarà certo sufficiente, in particolare per gli impianti natatori alle prese con pesanti situazioni debitorie. Il Consiglio regionale ha già inviato al Parlamento nazionale una proposta di legge statale, presentata lo scorso anno dal consigliere Alberto Bozza, per rinegoziare i canoni di concessione tra amministrazioni locali e società sportive.  Siamo tutti impegnati, Consiglio e Giunta, a sollecitare il Governo nazionale per misure di sostegno alle società dilettantistiche. Ma credo che vadano reperite risorse anche nel bilancio regionale per mettere in cantiere ulteriori sostegni: lo sport è benessere, prevenzione, salute e fondamentale occasione formativa. E ogni euro investito nello sport è un euro risparmiato nella spesa sociale e sanitaria”.

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