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‘CERCA E CAVATURA DEL TARTUFO IN ITALIA: CONOCENZE E PRATICHE TRADIZIONALI’ È PATRIMONIO IMMATERIALE

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‘CERCA E CAVATURA DEL TARTUFO IN ITALIA: CONOCENZE E PRATICHE TRADIZIONALI’ È PATRIMONIO IMMATERIALE

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Responsabilità editoriale di FROOGS

I Comuni delle valli del Dolo e Dragone: Montefiorino, Frassinoro e Palagano (Mo) fra i richiedenti all'ambito riconoscimento

27 dicembre 2021, 09:15

FROOGS

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di FROOGS

 

 La ‘Cerca e della cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali’ è ufficialmente iscritta nella lista UNESCO del Patrimonio culturale immateriale. La decisione è stata comunicata giovedì 16 dicembre a seguito del pronunciamento del Comitato intergovernativo UNESCO.

Una candidatura di carattere nazionale per l’Italia, che ha visto il coordinamento tecnico-scientifico istituzionale del Servizio II- Ufficio UNESCO del Segretariato Generale del Ministero della Cultura (MiC), il cui  percorso è stato seguito e implementato dalla partecipazione diretta e costante della vasta comunità che si identifica nell’elemento, una rete interregionale nazionale composta dall’Associazione nazionale Città del tartufo (Anct) - di cui le valli del Dolo e del Dragone fanno parte, con i Comuni di Frassinoro, Montefiorino e Palagano, tutti in provincia di Modena -  soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione nazionale associazioni tartufai italiana (Fnati), da altre libere Associazioni e da singoli Tartufai. La ‘Cerca e cavatura del Tartufo in Italia’ rappresenta un patrimonio culturale immateriale di conoscenze e pratiche tramandate oralmente per secoli che caratterizzano la vita rurale dei tartufai nei territori tartufigeni italiani. Un patrimonio di conoscenze vaste, incentrate sulla profonda conoscenza dell’ambiente naturale e dell’ecosistema, che enfatizza il rapporto tra uomo e animale, riunendo le competenze del tartufaio e quelle del cane con la sua capacità olfattiva, di cui l’uomo è abile addestratore e con il quale crea un rapporto simbiotico. Una tradizione antica che racconta di una pratica che accomuna l’Italia dal Nord al Sud declinata secondo l’identità culturale locale, tramandata attraverso storie, aneddoti, pratiche e proverbi che raccontano di un sapere che riunisce vita rurale e tutela del territorio.

 “Siamo entusiasti di questo risultato, finalmente ce l’abbiamo fatta – ha commentato Michele Boscagli, presidente di Anct –, la Cerca e cavatura del tartufo in Italia è diventata Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Otto anni di lavoro sono stati apprezzati, è stato un percorso che, grazie alle istituzioni competenti, ha dato l’opportunità a tutti i soggetti coinvolti di comprendere l’importanza di salvaguardare saperi e conoscenze della tradizione dei tartufai italiani. Un patrimonio collettivo, prezioso anche per le generazioni future, che va ben oltre il valore del prodotto in sé”.

Il percorso che ha accompagnato la candidatura ha consentito di acquisire consapevolezza di essere comunità e di portare avanti un lavoro di catalogazione, finora mai realizzato, per documentare una lunga tradizione praticata e tramandata in gran parte del Paese.

“È un obiettivo che ci eravamo posti e dopo un lungo lavoro siamo riusciti a raggiungerlo – ha precisato Fabio Cerretano a nome delle associazioni dei tartufai italiani – la Cerca e cavatura del Tartufo è un grande patrimonio culturale immateriale tramandato di generazione in generazione fatto di storia, di cultura e di tradizioni che abbraccia tutta l’Italia, da nord a sud, e ora ottiene questo prestigioso riconoscimento dall’UNESCO. Un sogno che finalmente si avvera”.

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