Il ruolo del videolaringoscopio per
l'intubazione del paziente critico è stato messo in luce
attraverso un'analisi di quasi 3.000 pazienti inclusi nello
studio Intube, che ha valutato la pratica della gestione delle
vie aeree nel mondo. Lo studio, pubblicato sulla più importante
rivista del settore, British Journal ofAnesthesia, è stato
effettuato da un gruppo di ricercatori coordinato dal dottor
Vincenzo Russotto, del dipartimento di Oncologia dell'Università
di Torino e rianimatore all'azienda ospedaliera universitaria
San Luigi Gonzaga, e dal professor Pietro Caironi, direttore
dell'Unità operativa complessa di Anestesia e rianimazione del
San Luigi e docente dello stesso ateneo.
Il videolaringoscopio, già utilizzato da diversi anni in
anestesia, a differenza del laringoscopio tradizionale, consente
di visualizzare le vie aeree con la visione indiretta da una
telecamera. La visione più agevole consente così di concludere
l'intubazione in sicurezza anche nelle situazioni di maggior
difficoltà anatomiche o quando la visione per via tradizionale è
estremamente difficile (edema, sanguinamenti, presenza di
neoformazioni).
In anestesia, diversi studi hanno dimostrato l'efficacia di
questa nuova metodica. Nel paziente critico (terapia intensiva o
pronto soccorso) l'evidenza scientifica è stata finora
conflittuale, evidenziando originalmente una maggiore
probabilità di complicanze quali ipotensione e desaturazione,
verosimilmente associate al coinvolgimento di operatori non
esperti . Lo studio ora ne ha verificato l'efficacia,
dimostrando che, a fronte di pazienti con condizioni cliniche
predittive di una maggiore difficoltà di intubazione, i pazienti
sottoposti a tecnica video assistita venivano più frequentemente
intubati con successo al primo tentativo. Pur trattandosi di
pazienti critici in gravi condizioni, non si è osservata inoltre
una maggiore incidenza di eventi avversi.
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