"Ci appelliamo a lei presidente,
che è il capo dello Stato, il garante della nostra Costituzione:
una multinazionale non può cancellare i diritti di cittadine e
cittadini in questa maniera. Chiediamo una cosa semplice:
tornare a lavorare": è un passaggio della lettera al presidente
della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi in visita a Torino,
che i lavoratori della Embraco di Riva di Chieri hanno
consegnato davanti al Sermig al prefetto Raffaele Ruberto.
"Siamo 391 famiglie sempre più disperate, da anni sopravviviamo
con le poche risorse della cassa integrazione. Molti hanno
dovuto fare sacrifici impensabili come vendere casa".
Il prefetto Ruberto si è impegnato a consegnare la lettera
dei lavoratori al presidente Mattarella, che sta ora pranzando
al Sermig.
"Per un territorio come il nostro - prosegue la lettera - già
pesantemente segnato dalla crisi decennale, e da processi di
deindustrializzazione, di declino economico e di povertà, con la
scomparsa di 400 aziende nel solo settore metalmeccanico e la
conseguente perdita di posti di lavoro per oltre 32mila persone,
il nostro caso non può e non deve concludersi il 22 gennaio con
il licenziamento e la disoccupazione".
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