Anche nei luoghi di culto,
nonostante le riaperture contingentate, il calo di presenze si
fa sentire, con conseguenze anche sulla raccolta delle questue e
quindi delle iniziative per i poveri. Lo ha rilevato il
saggista cattolico Maurizio Scandurra, autore di uno studio su
fede e pandemia: "Il clima di prolungato allarmismo - spiega -
ha ridotto gli habitué delle chiese nei giorni feriali e
festivi, anziani in primis, di un buon 30% rispetto alla
capienza disponibile già contingentata dalle prescrizioni in
atto"..
Secondo il saggista, "il dato si accentua nei paesi e nei
piccoli centri, ove la diaspora dei devoti è maggiore, complice
la scarsità di vocazioni sacerdotali che priva i comuni più
periferici della funzione quotidiana. Diminuiscono sensibilmente
anche le questue, ridotte per lo più a monete di valore pari o
per lo più inferiore a un euro, mettendo a rischio le spese
primarie delle unità parrocchiali e di servizi sociali ormai
sempre più essenziali quali mense dei poveri e pacchi-famiglia".
A complicare il quadro, "un sempre più evidente ricorso a forme
di digitalizzazione del culto, tra funzioni on line, Sante Messe
in diretta su Facebook o in tv - prosegue Scandurra - cui fa
riscontro in misura inversamente proporzionale una diminuzione
all'attenzione sacramentale del credente che solo in presenza
realizza la piena partecipazione al mistero derivante dalla
Pasqua cristiana su cui teologicamente si fonda il credo
cattolico".
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