Venezia applaude Garrone e i suoi giovani migranti
12 minuti di applausi per 'l'Odissea contemporanea'
07 settembre, 11:38
(dell'inviata Alessandra Magliaro)
(ANSA) - VENEZIA, 07 SET - Venezia applaude, si emoziona,
tributa lunghissimi applausi a Io, Capitano di Matteo Garrone.
Ovazioni e battimani in Sala Grande infiniti, 12 minuti, per il
regista di Gomorra e di Pinocchio, che torna al cinema con una
storia fortemente legata alla nostra realtà contemporanea,
quella dei migranti che dall'Africa attraversano il deserto,
l'orrore delle torture libiche, il rischioso viaggio nel
Mediterraneo per bucare la Fortezza Europa. E piangono in sala i
due giovanissimi protagonisti senegalesi, Seydou Sarr, Moussa
Fall, attori per caso, mai un passo fuori dal loro paese e
Mamadou Kouassi della Costa d'Avorio che 15 anni fa ha fatto il
viaggio dal suo paese, con lo stesso travaglio, ora vive a
Caserta e ha aiutato Garrone a rendere ancora più vero il film.
Ci sono le mamme anche con gli abiti colorati a stringere quei
ragazzini e tra gli ospiti applaude convinto Mario Martone. Io,
Capitano è il film di una giornata segnata anche da Origin di
Ava DuVernay, la prima afroamericana in concorso nella storia
della Mostra, con un film tratto dal saggio Caste: The Origin of
Our Discontent della scrittrice Premio Pulitzer Isabel
Wilkerson, che ha ottenuto un enorme successo in Usa a partire
dal 2020, contribuendo a cambiare l'approccio alla discussione
sul razzismo. Io, Capitano sarà in sala in 203 copie con 01 e
potrebbe essere il candidato italiano alla selezione per l'Oscar
internazionale. "Agli Oscar? Se a Los Angeles mi invitano.."
dice Garrone che ha preparato questo film a lungo, su una
suggestione di molti anni prima quando conobbe nel centro di
accoglienza di Catania un bambino di 15 anni che proprio come
nel film ha guidato senza aver mai condotto prima un barcone con
250 migranti. Si chiama Fofana Amara, vive in Belgio,
rintracciato dal regista ha collaborato e purtroppo per
questioni di permesso di soggiorno non ha potuto stringersi
questa sera a chi è riuscito a far rivivere quella sua avventura
drammatica. "Racconto una storia etica, un'ansia di giustizia,
un piano diverso dalla politica e dalle sue polemiche" si smarca
Garrone che ha scelto di dare nomi e corpo ai migranti che sono
ormai statistica da aggiornare disastro dopo disastro. "Volevo
mostrare tutta la parte del viaggio dei migranti che di solito
non si conosce, non si vede, cambiare l'angolazione, una sorta
di controcampo, puntata dall'Africa verso l'Europa e raccontare
in soggettiva l'esperienza di questi giovani con tutti i vari
stati d'animo, gioia e disperazione" dice all'ANSA Matteo
Garrone. Seydou e Moussa lasciano Dakar per raggiungere
l'Europa, "un viaggio epico, un'Odissea contemporanea, che
racconto dal loro punto di vista per cercare di far rivivere
allo spettatore questa esperienza. Per poterlo fare ho avuto
bisogno - prosegue - di un continuo aiuto da parte di chi
realmente ha fatto il viaggio, da chi è sopravvissuto, sia in
fase di scrittura che di riprese, per cercare di dare a questo
racconto una verità necessaria per il rispetto di tutte queste
persone e di chi è morto nel tragitto". Si aspetta
strumentalizzazioni? "Il tema che tocco è un archetipo, il
viaggio verso una terra promessa da un paese più povero a uno
più ricco, e noi siamo italiani lo sappiamo bene cosa
significhi". Questi due ragazzini, dignitosamente poveri, che
sognano l'Europa per diventare calciatori famosi o rapper, "sono
un simbolo della loro generazione globalizzata, parte di una
migrazione che non è solo quella della fuga dalle guerre e dalle
catastrofi climatiche. Il 70% degli africani sono giovani -
prosegue all'ANSA - e hanno il legittimo desiderio di migliorare
la loro vita, essere liberi di circolare così come io da ragazzo
volevo andare in America. E' un fatto di giustizia: perchè ai
loro coetanei europei è permesso andare in vacanza in Senegal in
aereo e loro al contrario devono affrontare un viaggio della
speranza senza sapere se arriveranno vivi? C'è un tema di
libertà, di libertà di circolazione e di giustizia e questo va
al di là della politica sui migranti in Europa". Girato tra
Casablanca, Dakar e nel mare davanti Marsala, con la colonna
sonora di Andrea Farri, la sceneggiatura di Massimo Ceccherini,
Massimo Gaudioso e Andrea Tagliaferri, Io, Capitano "speriamo
sia un modo per farci comprendere dai nostri coetanei europei -
dicono Seydou e Moussa, e Mamadou - e che si vedano le nostre
sofferenza. L'unico modo per evitarle è avere canali di ingresso
sicuri, senza dare più i soldi a Libia e Tunisia che calpestano
i diritti umani". (ANSA).