(ANSA) - BELGRADO, 17 NOV - L'impegno a rafforzare la
collaborazione nella lotta comune all'immigrazione illegale è
stato ribadito da Serbia, Austria e Ungheria, paesi sottoposti
in vario modo alla pressione dei flussi migratori lungo la rotta
balcanica, principale direttrice dei viaggi della speranza da
Asia centrale e Medioriente verso l'Europa occidentale. Al
termine di un vertice trilaterale ieri a Belgrado, il presidente
serbo Aleksandar Vucic, il cancelliere austriaco Karl Nehammer e
il premier ungherese Viktor Orban hanno firmato un Memorandum
d'intenti in cui si sottolinea la ferma volontà di rinnovare gli
sforzi nel contrasto all'immigrazione illegale. Parlando al
termine dell'incontro a tre - il secondo in tale formato dopo
quello di Budapest del mese scorso - Vucic ha detto che il
numero dei migranti illegali verso la Serbia si è quasi
raddoppiato quest'anno rispetto al 2021, con la gran parte dei
profughi provenienti da Afghanistan (40%), Siria (27%), Marocco
(12,5%), Burundi (7%), Pakistan (2%). La Serbia, ha osservato,
intende intensificare ulteriormente le misure di contrasto a
tale fenomeno, e a questo riguardo ha abolito il regime di
liberalizzazione dei visti con India, Tunisia e Burundi. A
breve, ha aggiunto, il suo regime in fatto di visti verrà
allineato con quello Ue per altri due Paesi. Un sistema questo
criticato a più riprese da Bruxelles che lo ha definito 'turimo
d'asilo'. Gli arrivi in Srerbia, ha affermato Vucic, si
registrano fondamentalmente da Macedonia del Nord e Bulgaria,
per questo l'obiettivo immediato è quello di rafforzare la
vigilanza lungo le frontiere con tali Paesi. Sia Nehammer che
Orban hanno sottolineato da parte loro il ruolo chiave della
Serbia nel contrasto all'immigrazione illegale, dal momento che
se Belgrado difende i suoi confini, difende anche la sicurezza
di Austria, Ungheria e del resto d'Europa. Tale lotta
all'immigrazione illegale, ha detto Orban, sarebbe più agevole e
efficace se la Serbia fosse già membro dell'Unione europea, per
questo Budapest è favorevole a una accelerazione del processo di
integrazione europea di Belgrado. L'Ungheria, ha osservato, è
pronta a fornire sostegno finanziario e in uomini per il
rafforzamento e i controlli lungo la frontiera meridionale. Dal
2015, ha affermato Orban, il suo Paese ha speso 1,6 miliardi di
euro per la difesa dei confini, e da Bruxelles ha ottenuto solo
l'1,2% di tale ammontare. Budapest, ha detto Orban, dall'inizio
dell'anno ha impedito l'ingresso illegale in Ungheria di 250
mila migranti, che sono sempre più aggressivi, protetti da bande
criminali di trafficanti, che sono spesso armati e che
affrontano a colpi d'arma da fuoco gli agenti di guardia alla
frontiera. Favorevole a sostenere la Serbia e gli altri paesi
dei Balcani nella lotta all'immigrazione illegale si è detto
anche Nehammer, per il quale è fondamentale accelerare il
processo di integrazione europea dell'intera regione. (ANSA).
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