Dalla sua istituzione nel 1934,
solo tre volte un regista italiano ha firmato un'opera al
festival d'opera di Glyndenbourne. Il quarto sarà Francesco
Micheli, direttore artistico del festival Donizetti di Bergamo,
che ha curato la regia della nuova produzione di Alcina di
Haendel, in programma dal 2 luglio al 24 agosto.
"Siccome amo l'opera così tanto, voglio condividere il mio
amore con il maggior numero di persone possibile" ha detto
Micheli raccontando che questo si è tradotto nel suo lavoro come
regista, come direttore artistico ma anche "nell'impegno per
rendere l'opera sempre più accessibile, Parlo di opera in Tv, in
libri nelle scuole, nelle prigioni" e dovunque "con lo stesso
spirito" e con la convinzione che "l'opera è il miglior piatto
che io abbia mai mangiato".
In questo caso si tratterà di un picnic, visto che
Glyndenbourne è famoso per le cene al sacco che gustano nel
giardino della villa durante l'intervallo che appositamente è di
novanta minuti.
Nella versione di Alcina di Micheli "il mondo dell'epica
cavalleresca che tramonta si specchia nel teatro di rivista, che
ha conosciuto la sua massima popolarità tra gli anni Trenta e
gli anni Cinquanta del secolo scorso, per poi essere travolta
dalla modernità".
Con Micheli (che segue le orme di Franco Zeffirelli con
L'elisir d'amore del 1968, Franco Enriquez con Così fan tutte
nel 1971 e Damiano Michieletto che ha firmato l'anno scorso
Kát'a Kabanová di Janáček nel 2021) per Alcina collaborano
anche Edoardo Sanchi per la realizzazione delle scene, Alessio
Rosati per i costumi e Bruno Poet per le luci, e per le
coreografie Mike Ashcroft, mentre sul podio si alterneranno
Jonathan Cohen e David Bate.
"In questo momento in cui il nostro continente rischia di
esplodere - ha concluso - è salutare adottare, come santo
protettore, un compositore tedesco, formatosi in Italia e
affermatosi in Inghilterra".
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