"La storia ci insegna che gli
imperi si conquistano con le armi ma si tengono col prestigio e
per il prestigio occorre una chiara, severa coscienza razziale
che stabilisca non soltanto delle differenze ma delle
superiorità nettissime". La superiorità era quella italiana nei
confronti degli ebrei. Era il 18 settembre 1938, Benito
Mussolini dal Palazzo del Governo annunciò così le Leggi
razziali. Non alla piazza Unità d'Italia gremita ma all'Italia
intera.
Mussolini avrebbe mantenuto la parola avviando la politica di
separazione e di emarginazione degli ebrei. La scelta di fare
l'annuncio a Trieste non fu casuale: qui i fascisti avevano
sperimentato una prima ondata di italianizzazione nei confronti
delle comunità di lingua slava. Divieto di parlare la loro
lingua, forzata italianizzazione perfino dei cognomi,
progressiva messa al bando. Il 13 luglio 1920, in tempi non
sospetti, fu incendiato dai fascisti il Narodni Dom (Casa del
popolo), sede delle organizzazioni degli sloveni triestini.
Collaudato il sistema - che era stato anticipato il 15 luglio
dal "Manifesto della razza", che tentava di dare una infondata
sponda scientifica al razzismo - Mussolini lanciò l'aggressione
alla comunità ebraica, più potente di quella slava a Trieste,
che ne ospitava una tra le più numerose in Italia.
Oggi alcune organizzazioni terranno manifestazioni di
commemorazione e non solo. Momenti di riflessione, canzoni del
coro sociale, testimonianze ha previsto il Comitato Pace
Convivenza e Solidarietà Danilo Dolci. Perché non sia solo
commemorazione, ha invitato i cittadini a portare scarpe nuove
in piazza, aiutando i richiedenti asilo provenienti dalla rotta
balcanica.
Sul Carso triestino, invece, nel campo di Trebiciano si
disputa una partita di calcio per "Dare un calcio al Razzismo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA