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Protestano sloveni sfrattati dal campo profughi

Protestano sloveni sfrattati dal campo profughi

Ospitò esuli istriani. L'area è destinata all'Università

TRIESTE, 05 marzo 2023, 19:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Francesco De Filippo) I nomi hanno sapore di confine: i circoli culturali Skala-Gropada e Slovan, il Coro partigiano Pinko Tomažič, gli Scout Sloveni in Italia, la Comunella di Padriciano.
    Si tratta complessivamente di 13 associazioni slovene che occupavano la vasta e più o meno abbandonata area dell'ex Crp del Campo profughi di Padriciano che il Comune di Trieste ha sgomberato perché l'area è destinata a ospitare un campus dell'Università. Una decisione - presa da tempo, nota ma che ora è in via di realizzazione - che sta causando la protesta di parte della comunità slovena rinfocolando anche qualche attrito mai del tutto appianato.
    Sul Carso triestino risiede la gran parte della comunità slovena in Italia, qui i ricordi sono più concentrati che giù in città. A Padriciano c'era il Campo profughi, dove sono passati migliaia di esuli dall'Istria una volta che Tito si insediò al potere in Yugoslavia. Con Serracchiani alla Regione Fvg, il campo fu trasformato e reso museo; l'area intorno, invece, è rimasta immutata con padiglioni in disuso, alcuni dei quali da decenni occupati da varie organizzazioni slovene.
    "Chiusi fuori da un giorno all'altro", hanno contestato oggi in conferenza stampa cui hanno partecipato anche politici locali, parlando di una "volontà politica" ma "disponibili a dividere lo spazio con l'università".
    In realtà già un anno fa il Comune di Trieste, che è proprietario dell'area, chiuse l'entrata con lucchetti ma le organizzazioni in qualche modo hanno continuato l'attività.
    Secondo alcune di queste, la Regione avrebbe anni fa donato il sito al Comune di Trieste non rispettando però una delibera del 1990. Dunque: "Non siamo abusivi, le prime associazioni sono arrivate 35 anni fa riqualificando gli edifici" affermano.
    La risposta del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, è chiara: "Quel bene è del Comune come ha stabilito il Tribunale, l'amministrazione ne ha la responsabilità, per questo ho fatto interdire l'accesso. Ma siamo disponibili al dialogo».
   

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