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La Nato vuole blindare il fronte Est ma c'è carenza armi

La Nato vuole blindare il fronte Est ma c'è carenza armi

Obiettivo 300mila truppe. In salita accordo Ue munizioni a Kiev

20 marzo 2023, 17:13

Redazione ANSA

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NATO, 'BAKHMUT STA PER CADERE, NON SOTTOVALUTARE LA RUSSIA ' © ANSA/AFP

BRUXELLES, 19 MAR - Un fronte Est blindato, con 300mila truppe pronte ad intervenire in caso di necessità: la Nato sta pianificando, per i prossimi mesi un netto rafforzamento del suo confine più caldo, quello esposto alla Russia. All'interno dell'Alleanza Atlantica non vedono, all'orizzonte alcun negoziato tra Mosca e Kiev e lo scontro tra il jet russo e il drone americano di qualche giorno fa nel Mar Nero ha mostrato una volta in più quanto sia cruciale la gestione militare dell'area che dalla Romania arriva fino ai Paesi baltici. Allo stesso tempo l'Alleanza deve fare i conti con un problema che sta emergendo soprattutto tra i Paesi membri europei: la carenza di armi e attrezzature. La guerra in Ucraina ha travolto il ritmo della produzione dell'industria della difesa del Vecchio continente.

Un report interno al settore e balzato sui media britannici ha rilevato che, in Europa, c'è una carenza tale di esplosivi, polvere da sparo e Tnt da rischiare un ritardo di tre anni nel previsto aumento della produzione di granate. Il tutto mentre l'Ue si prepara, con fatica, ad ultimare il testo per l'invio di munizioni all'Ucraina. Una nuova riunione degli ambasciatori dei 27 (Coreper) ha avuto luogo oggi pomeriggio per trovare una quadra sul testo in tre parti proposto da Josep Borrell. Il piano prevede dapprima l'invio delle munizioni negli stock dei Paesi membri e poi, già a maggio, la messa a punto di acquisti congiunti di proiettili, con l'aiuto dell'Agenzia europea della difesa.

Per entrambe le azioni ci sono i due miliardi messi a disposizione dall'European Peace Facility. La terza parte, più di lungo periodo, prevede invece il rafforzamento dell'industria della difesa europea. Alla riunione del Coreper, hanno spiegato fonti della presidenza svedese, "è stata trovata una soluzione sulle basi dell'accordo politico" sul quale, lunedì, il Consiglio Affari Esteri è chiamato all'approvazione. Ma i giochi non sono chiusi. Il lavoro tecnico prosegue e prima del Cae un nuovo Coreper potrebbe essere convocato. Le riserve della Francia non risultano ancora superate: Parigi vuole valorizzare le armi 'made in Europe', anche nella fase degli acquisti congiunti.

Il tema, tuttavia, è che l'industria europea difficilmente riuscirà a far fronte a questo aumento di domanda. La pianificazione di un'economia di guerra - concetto caro a Emmanuel Macron - necessita di tempo. All'Ucraina, tuttavia, servono munizioni subito. La via d'uscita, almeno nei prossimi mesi, non può che essere rivolgersi a Stati terzi, a cominciare da Norvegia e Usa. Il tema della produzione di armi, già a fine febbraio, è stato sollevato anche dal segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. L'Alleanza ha chiesto ai suoi membri di far salire il livello della produzione di armi anche in vista del progetto di rafforzamento del fronte Orientale, dove la Nato vuole più truppe - innanzitutto nei Paesi baltici, in Polonia e Norvegia - schierate per una "risposta pronta". Il tema sarà certamente sul tavolo del vertice Nato di luglio a Vilnius. Ma anche in ambito europeo sarà centrale nei prossimi mesi. Anche perché i Paesi membri, per aumentare la produzione di armi, chiedono finanziamenti. E l'European Peace Facility, prosciugato dagli aiuti militari all'Ucraina, non può bastare.

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