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Mostri e sfingi, ecco le fiere della vanità

Mostri e sfingi, ecco le fiere della vanità

Al Museo Atestino di Este l'antica arte delle situle

ESTE, 20 maggio 2021, 13:29

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Simboli misteriosi e significati nascosti nelle pose di animali fantastici, bestie feroci, mostri alati e sfingi rappresentate su opere antichissime, che tornano "a casa" dopo un viaggio lungo 2600 anni: si apre il 28 maggio al Museo Nazionale Atestino di Este la grande mostra "Le fiere della vanità", dedicata all'arte delle Situle, cioè i racconti espressi in figure su vasi a forma di secchiello realizzati in bronzo laminato, sbalzato e cesellato. A cura di Stefano Buson, Federica Gonzato, Diego Voltolini e allestita fino al 3 ottobre, l'esposizione riunisce a Este diversi esempi di questa arte, la cui espressione più antica è forse proprio quella prodotta nella cittadina veneta.
    La mostra, divisa in sei sezioni, ambisce a svelare molto di questa pratica artistica, cercando anche di offrire un'interpretazione plausibile della simbologia dei reperti. La prima sezione "Le mani degli artigiani" affronta l'aspetto "materico" e la tecnologia dell'opera antica come risultato della grande abilità dei Veneti antichi nella lavorazione della lamina in bronzo. La seconda, "Lo spazio del racconto", documenta il modo di gestire lo spazio delle immagini, ossia la singola figura, la rappresentazione circolare e la narrazione su registri. Coperchi ed elmi compongono la terza sezione, "Il racconto circolare": qui trovano spazio decorazioni in cui figurano animali e bestie fantastiche, la cui gestualità parla attraverso un linguaggio simbolico. "Racconti e celebrazioni" è la quarta sezione con alcuni preziosi esempi di racconti sulle situle, tra cui la Situla Benvenuti - simbolo del Museo - definita il "poema dei Veneti antichi". La quinta sezione, "Oltre i racconti", si concentra sull'arte delle Situle come linguaggio simbolico di bellezza e vanità. La sesta sezione "Racconti per tante genti" svela l'uso dell'arte della Situla da parte dei Veneti antichi come linguaggio "transnazionale".
   
   

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