Oltre vent'anni di ricerche sul
lupo in campo biologico e medico veterinario, una consolidata
esperienza sui problemi legati alla coesistenza tra lupi e
attività dell'uomo, azioni innovative portate avanti con gli
allevatori della Maiella, la vocazione a condividere esperienze
e studi con colleghi di tutto il mondo: tutto questo ha reso il
Parco Nazionale della Maiella punto di riferimento per la
conservazione e la gestione del lupo. Dopo recenti esperienze
con partner austriaci e tedeschi, nei giorni scorsi Simone
Angelucci, veterinario del Wildlife Research Center del Parco,
ha tenuto lezioni online a 50 operatori portoghesi e oltre 400
spagnoli (da 11 diverse regioni) impegnati nel riconoscimento e
nella gestione delle predazioni del lupo sugli animali
domestici.
Il corso di formazione era organizzato dalla partnership del
progetto 'Life Euro Large Carnivores', principalmente gestito da
Wwf Spagna, Wwf Portogallo, Institute of Conservation of Nature
and Forest e associazione 'Rewilding Portugal', con l'obiettivo
di formare guardie forestali, guardie parco, veterinari e
tecnici per l'accertamento dei danni da lupo sugli allevamenti.
È stata anche un'occasione di confronto con professionisti
spagnoli e portoghesi su come stiano evolvendo le ricerche
gestionali sul lupo. Tutto il territorio europeo è interessato
da una significativa ripresa demografica delle popolazioni di
grandi carnivori. In Europa ci sono quasi 20 mila lupi e circa
17 mila orsi (quelli della sottospecie marsicano, in Abruzzo,
sono poco più di una cinquantina, a testimonianza di come sia
ambiziosa la sfida di conservazione nel Parco) e molti governi
nazionali e regionali stanno affrontando attivamente la
questione di un'interfaccia tra animali selvatici e uomo, in
continua evoluzione.
I carnivori sono in condizioni di conservazione più
favorevoli rispetto a qualche decennio fa: per il lupo perché
sono aumentate le prede selvatiche, cinghiali, cervi, caprioli,
quasi in tutti i territori del continente. Ma, soprattutto negli
ultimi 50 anni, l'uomo ha abbandonato montagne e campagne. I
selvatici trovano ampie aree di rifugio nei terreni una volta
coltivati, oggi abbandonati, fino a ricolonizzare aree
inaspettate. La nuova relazione tra uomini e animali selvatici è
certamente un effetto positivo di anni di conservazione, ma
impone sfide di gestione e competenze consolidate. Per questo i
tecnici del Parco sono impegnati a esportare il 'modello
Maiella' in contesti internazionali che guardano ad esso con
grande interesse.
Un interesse e un apprezzamento evidenti leggendo i messaggi
arrivati al Parco dopo la lezione di Angelucci che per il Wwf
Portogallo "è stato eccezionale nella sua illustrazione, il
video ha colpito tutti per i particolari, la qualità e la
chiarezza della spiegazione. La maggior parte dei partecipanti
ha detto di aver imparato molto". E ancora, ringraziamenti "per
l'eccezionale esposizione e traduzione, tutti hanno apprezzato
sia la competenza di Simone, in una materia difficile da
presentare e spiegare, sia il video". "Abbiamo ricevuto molti
messaggi di partecipanti che hanno apprezzato l'opportunità di
avere questo momento di formazione" è il commento del Wwf dalla
Spagna.
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