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L'intelligenza artificiale prevede l'esito delle cure per gli impianti dentali

Quando si ammalano, aiuterà a personalizzare le terapie

Redazione ANSA ROMA

L'intelligenza artificiale consente di predire l'efficacia della terapia per la perimplantite, una malattia molto diffusa relativa agli impianti dentali che può portare alla perdita dell'impianto stesso. È quanto dimostrato in uno studio pubblicato sulla rivista Theranostics e condotto presso la University of Michigan School of Dentistry.

Gli impianti dentali rappresentano una modalità di sostituzione dei denti perduti con elevata prevedibilità di successo. Esistono tuttavia malattie che interessano gli impianti come le mucositi e le perimplantiti e che possono svilupparsi in situazioni di scarsa igiene orale domiciliare ed in assenza di controlli periodici professionali.

    La perimplantite è comparabile alla malattia parodontale, differenziandosi per il coinvolgimento degli impianti dentali, applicati per sostituire denti mancanti. Si tratta di un'infezione dei tessuti che circondano l'impianto, spiega Nicola Marco Sforza, presidente Eletto della Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), caratterizzata da sanguinamento o suppurazione (presenza di pus) e perdita dell'osso su cui l'impianto stesso è fissato, con conseguente compromissione fino alla perdita dell'impianto.
  

  "La perimplantite rappresenta una condizione patologica derivante da una disregolazione tra la colonizzazione batterica (infezione) e la risposta immunitaria dell'ospite" - afferma Sforza - "e pur mostrando diversi aspetti in comune con la parodontite, se ne differenzia, tra le altre cose, per la scarsa prevedibilità della terapia, i cui risultati non sempre sono positivi, soprattutto a lungo termine".
   

La perimplantite non è affatto un problema raro e nelle forme più gravi - con rischio reale di perdita dell'impianto dentale - interessa fino al il 15% dei pazienti (uno ogni 7 a nove anni dall'impianto) e l'8% degli impianti. Nelle forme meno gravi interessa quasi la metà dei pazienti con impianto (45,5% di essi). Considerando che In Italia si eseguono oltre un milione di impianti ogni anno, la perimplantite è certamente una condizione diffusa. I risultati della terapia chirurgica della perimplantite non sempre sono positivi e ad oggi è impossibile stabilire a priori i pazienti che guariranno e quelli che, invece, dovranno rimuovere l'impianto.
   

Gli autori dello studio clinico hanno introdotto un algoritmo in grado di prevedere l'esito delle cure della perimplantite, ad oggi del tutto incalcolabile. Il 'software' da loro sviluppato, denominato FARDEEP (Fast and Robust Deconvolution of Expression Profiles) aiuta a conoscere il destino di un impianto andando ad esaminare i batteri presenti in sede oltre alla tipologia e concentrazione delle cellule immunitarie.
   

"L'applicazione di questo algoritmo consentirebbe al clinico di prevedere, prima ancora di effettuare la terapia chirurgica della perimplantite, - continua Sforza - se l'impianto da trattare possa avere buone possibilità di successo oppure no, suggerendone quindi la rimozione. Tutto ciò con un approccio personalizzato. Sono tuttavia necessari ulteriori studi clinici per confermare questi risultati così promettenti - conclude - ma certamente è innegabile che la ricerca scientifica stia procedendo speditamente verso la individualizzazione del profilo microbiologico e immunitario del paziente che si dovrà sottoporre alla terapia implantare. L'obiettivo finale sarà riuscire a predire, con un approccio personalizzato, la migliore performance clinica degli impianti e la possibilità di trattare con successo eventuali complicanze come le perimplantiti".
   
   

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