(di Tullio Giannotti)
(ANSA) - PARIGI, 06 LUG - E' difficile mettere d'accordo
tutti in tempi di scetticismo e di complottismo. Axel Kahn,
grande medico, genetista, studioso e saggista francese, c'è
riuscito. Se n'è andato come aveva previsto a più riprese negli
ultimi mesi, mentre la malattia inarrestabile lo spingeva
all'epilogo: "La morte non mi fa paura. So che alla fine vincerà
lei - aveva detto - ma non mi sconfiggerà nell'angoscia. Mi
troverà con un piccolo sorriso ironico sulle labbra".
A 76 anni, il cancro ha sconfitto l'uomo che fino a quando ha
potuto è rimasto alla guida dell'istituto che lo combatte, dopo
una vita costellata di successi scientifici e riconoscimenti di
ogni tipo. Lui ha visto arrivare la malattia, l'ha combattuta,
l'ha battuta ma non vinta. Quando ha capito che il male avrebbe
avuto ormai il sopravvento, ha speso gli ultimi mesi a parlare
della propria, fine. A prepararla, a sdrammatizzarla, a
raccontarla agli altri come aveva fatto per tutta la vita con i
suoi esperimenti e le sue intuizioni.
Una grande battaglia l'aveva condotta contro la pandemia,
lanciando più volte l'allerta contro il rinvio di cure
essenziali, dei test di prevenzione che consentono proprio di
anticipare la malattia per meglio combatterla. E si era lanciato
con la sua tipica veemenza e senza mezze parole contro
complottisti e "no vax" che ritardano o ostacolano l'uscita
dalla pandemia.
Di famiglia cattolica ma con un nonno paterno ebreo, Kahn
perse la fede da giovane per abbracciare "un umanismo ateo",
come lo chiamava lui, vicino a "quello dei cristiani". Un segno
indelebile nella sua evoluzione lo lasciò il suicidio del padre,
che lasciò un messaggio specifico per lui: "Sii ragionevole e
umano". Studi di medicina, ematologia, quindi molti anni di
ricerca all'Inserm come biochimico, quasi tutti all'ospedale
parigino di Cochin. Lì il suo interesse si spostò sulle terapie
geniche, divenne direttore dell'ospedale, quindi fu eletto alla
testa dell'università Paris V Descartes. Innumerevoli i suoi
contributi scientifici e i suoi saggi, prodotti parallelamente
al suo impegno nel Comitato nazionale di etica, pronunciandosi
su temi come i cloni o i test genetici. Studiando sia gli uomini
sia la loro genetica, riteneva che "l'individuo non si riduce ai
propri geni", battendosi contro le teorie "riduzioniste" in
materia, quelle che ritengono che la tendenza al suicidio o
pulsioni come la pedofilia siano in qualche modo scritti nel
DNA. In politica fu sempre a sinistra, da giovane nel Partito
comunista, poi con i socialisti, in particolare Martine Aubry.
Rifiutò diverse volte la nomina a ministro della ricerca,
ritenendolo un incarico con troppe "costrizioni".
"Grande scienziato. Saggista ispirato dall'etica e dalla
morale. Umanista impegnato per gli altri con la Lega contro il
cancro, fino alla fine. Innamorato della vita. Era tutto questo,
Axel Kahn", è stato per lui l'epitaffio di Emmanuel Macron.
(ANSA).