Gli analgesici tradizionali
nell'emicrania sono efficaci solo in 1 caso su 2. La risposta
alle terapie tradizionali che prevengono gli attacchi è
scarsissima (dal 5,4% al 35% dei casi) mentre molto buona è
quella ai nuovi farmaci, gli anticorpi monoclonali (fino al 79%
di casi). Il 36,4% dei pazienti che non ha risposto dopo 3 mesi
a questi modernissimi farmaci risponde in realtà entro il
quarto-quinto mese. Questo dato "impone di estendere da 3 a 6
mesi il termine Aifa, Agenzia italiana del farmaco per
verificare l'efficacia di questi trattamenti". Questo l'appello
degli esperti lanciato in occasione, in Senato, della
presentazione dei primi dati del Registro Italiano
dell'Emicrania I-GRAINE, relativi a circa 300 pazienti.
Il carattere invalidante della patologia e l'elevata
prevalenza in età lavorativa fanno dell'emicrania una malattia
sociale con alti costi economici diretti e indiretti (perdita di
produttività, perdita fiscale e costi a carico del sistema
previdenziale). I dati a livello internazionale stimano un
costo annuo complessivo per paziente (costi diretti e perdite di
produttività) equivalente a circa 11.300 euro, più alto rispetto
a pazienti con diabete, circa 8.300, o di pazienti con
insufficienza renale cronica (range 7.000-9.600 euro). In Italia
un recente studio ha permesso di stimare la spesa annua per
singolo paziente, pari a 1.482. L'82,8% del costo totale (1.227
euro) è stato coperto dal SSN. La principale voce di spesa sono
i farmaci che hanno rappresentato l'86,8% (1.286 euro), seguiti
da visite specialistiche (10,2%), ricoveri per (1,9%), test
diagnostici per (1%) e visite al pronto soccorso (0,1%). I costi
risultano essere significativamente più alti per le donne
rispetto agli uomini (1.517 euro contro 1.274) e aumentano con
l'età. Il costo diretto annuale dell'emicrania cronica risulta
essere 4.8 volte superiore a quello dell'emicrania episodica
(2.037 contro 427 euro).
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