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Grandi Strade, da Pechino a Parigi il tracciato della Itala

Grandi Strade, da Pechino a Parigi il tracciato della Itala

Nel 1907 Scipione Borghese con Ettore Guizzardi e Luigi Barzini

ROMA, 16 settembre 2022, 18:20

Redazione ANSA

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Grandi Strade, da Pechino a Parigi il tracciato della Itala - RIPRODUZIONE RISERVATA

Grandi Strade, da Pechino a Parigi il tracciato della Itala - RIPRODUZIONE RISERVATA
Grandi Strade, da Pechino a Parigi il tracciato della Itala - RIPRODUZIONE RISERVATA

Nella storia delle Grandi Strade ci sono molti esempi di itinerari che sono stati letteralmente inventati dai primi automobilisti, soprattutto in quella fase della storia della motorizzazione in cui imprese epiche - come collegare a bordo di un'auto località anche molto distanti - sono servite proprio per diffondere la conoscenza del mezzo a quattro ruote e affermare la sua validità.

Ma solo in un caso una strada da oltre 16mila chilometri, quella da Pechino a Parigi, è stata affrontata e 'inventata' da automobili per una sorta di scommessa. Siamo agli inizi del 1900 e il giornale francese Le Matin lancia un sfida che diventerà imprese epica.
    La data esatta è quella del 31 gennaio 1907 e il quotidiano parigino Le Matin pubblica un pezzo che punta a ridicolizzare le corse delle auto sugli ippodromi. Come riferisce Julie Fenster nel libro 'Race of the Century', il pezzo osservava che "l'uso supremo dell'automobile è il fatto di rendere possibili lunghi viaggi ... Ma tutto ciò che abbiamo fatto fino ad oggi è stato girare in tondo".
    Le Matin propone dunque "di dimostrare che se un uomo ha un'auto può fare qualsiasi cosa e andare ovunque". E la sfida viene lanciata dal quotidiano chiedendo "C'è qualcuno che si impegnerà a viaggiare quest'estate da Parigi a Pechino in automobile?" (l'idea era infatti di andare dalla Francia alla Cina e non il contrario come poi avverrà).
    Uno dei primi automobilisti ad accettare la sfida è il nobile francese Jules-Felix Philippe Albert De Dion Wandonne de Malfiance (più conosciuto come Jules-Albert De Dion) che è già noto per le sue invenzioni e le sue automobili, che ha iniziato a costruire nel 1881 assieme al socio Bouton. Sua, tra l'altro, la fondazione, nel 1895, dell'Automobile Club di Francia e, nel 1898, del primo Salone dell'automobile della storia che viene inaugurato a Parigi alle Tuileries.
    Vengono messe disposizione due vetture: una affidata a Georges Cormier e l'altra a Victor Collignon. Con il primo viaggia il giornalista Edgardo Longoni, de Il Secolo, mentre sulla seconda De Dion è presente il meccanico Oscar Foucault.
    Anche il pilota Auguste Pons (che fa coppia con Jean Bizac) si unisce nell'adesione al team De Dion, anche grazie al sostegno della Casa automobilistica Contal che gli fornisce una esile Mototri da 6 Cv. Si iscrivono poi l'auto olandese Spiker con l'equipaggio Godard - Jean du Taillise, e infine la poderosa Itala con cui partecipano Scipione Borghese principe di Sulmona, il meccanico Ettore Guizzardi e il giornalista Luigi Barzini de il Corriere della Sera.
    . All'inizio della pianificazione, anche il percorso è stato modificato da Parigi a Pechino per andare invece da Pechino a Parigi. E, si badi bene, non si tratta di una gara competitiva ma di un raid, parola che nella terminologia francese militare significa un'intrusione in territorio straniero.
    La Pechino - Parigi diventa così una linea sulle mappe, ma solo per vedere chi - a bordo di quei rudimentali veicoli - poteva finire l'impresa e tracciare una inedita Grande Strada.
    Secondo History Info, il percorso doveva andare dall'ambasciata francese a Pechino fino a Ulaanbaatar, più a nord fino a Krasnoyarsk, e poi a ovest attraverso la Russia, passando per Omsk, Chelyabinsk, Kazan e Mosca prima di dirigersi a sud attraverso Vilnius e Berlino per poi raggiungere Parigi. Una distanza totale di circa 16mila chilometri, dove il primo equipaggio all'arrivo avrebbe ricevuto una magnum di champagne Mumm.
    La storia del raid, compresi gli aspetti 'gialli' legati all'arresto di Pons, è nota. Alla fine l'Itala di Scipione Borghese dimostrò che era possibile raggiungere Parigi da Pechino in due mesi anche dove le strade non esistevano o dove - era il caso dell'attraversamento dei fiumi - occorreva costruire al momento le struttre. Uno scritti di Barzini testimonia l'emozione dell'impresa.
    "Non riesco a convincermi che siamo arrivati alla fine, che siamo davvero arrivati". E Borghese ribadisce il valore del fattore umano dicendo: "Ogni giorno, quando ci svegliavamo, non ci concentravamo nient'altro che sul fare bene la tappa della giornata. Un viaggio del genere richiede più pazienza che audacia".
    Ma la letteratura su questo Grande Raid ricorda che una delle ragioni del successo della Italia è lento alla organizzazione.
    Borghese aveva infatti programmato con precisione l'assistenza inviando in anticipo carovane di cammelli per allestire rifornimenti di carburante, sostituzioni di pneumatici e consegne di provviste in "punti strategici".
    La preparazione voluta da Borghese venne accompagnata da geniali intuizioni come la sostituzione dei parafanghi dell'Itala 35/45 HP con tavole di legno asportabili — per superare tratti difficili collocandole sotto alle ruote — o la decisione di utilizzate pneumatici anteriori e posteriori Pirelli dello stesso diametro, per ridurre le scorte dei ricambi. E' curioso notare che oggi, a quasi 120 anni da quella impresa, andare in auto dalla Cina alla Francia resta problematico se non impossibile. La distanza in macchina tra Pechino e Parigi, misurata sulle carte è di 10.352 km ma la guida di un'auto privata attraverso la Cina richiede molti permessi, così come il passaggio nelle diverse nazioni, oggi complicato dalla guerra in Ukraina.

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