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50 anni fa la contraccezione legale, una conquista storica

50 anni fa la contraccezione legale, una conquista storica

10 marzo 1971 la maternità diventò una scelta. Ma per Aied rivoluzione incompiuta

ROMA, 04 marzo 2021, 19:32

Redazione ANSA

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10 MARZO 1971 - 10 MARZO 2021: 50 ANNI DI CONTRACCEZIONE E PILLOLA LEGALE IN ITALIA! AIED CELEBRA LA CONQUISTA - foto archivio Tano D 'Amico - RIPRODUZIONE RISERVATA

10 MARZO 1971 - 10 MARZO 2021: 50 ANNI DI CONTRACCEZIONE E PILLOLA LEGALE IN ITALIA! AIED CELEBRA LA CONQUISTA - foto archivio Tano D 'Amico - RIPRODUZIONE RISERVATA
10 MARZO 1971 - 10 MARZO 2021: 50 ANNI DI CONTRACCEZIONE E PILLOLA LEGALE IN ITALIA! AIED CELEBRA LA CONQUISTA - foto archivio Tano D 'Amico - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 10 marzo 1971 è una data storica, da non dimenticare: è la data in cui è stata varata la contraccezione legale, la possibilità per le donne di utilizzare la pillola anticoncezionale e poter così autodeterminare le proprie scelte in fatto di maternità,  in piena autonomia dalla volontà dei compagni, dei fidanzati, dei mariti. Cinquant’anni dopo, potremmo immaginare un’Italia caratterizzata dall’affermarsi e diffondersi dell’informazione sessuale e della cultura contraccettiva – che statisticamente favorisce il deperimento del ricorso delle donne all’aborto – e da una consapevolezza nella pianificazione familiare e nelle scelte di genitorialità. Invece in Italia, la “rivoluzione contraccettiva” resta in fase di compimento e la scelta di metodi contraccettivi più moderni fatica a radicarsi.
L’Atlas europeo 2019, che misura l’accesso alla contraccezione in 45 Stati dell'Europa geografica, colloca l’Italia in 26esima posizione con un tasso del 58%, molto distante da Gran Bretagna, Francia e Spagna, e molto più vicino a Paesi come la Turchia e l’Ucraina. Una persona su 4 sceglie il coito interrotto, anziché sistemi anticoncezionali medico-scientifici, per esplicare le sue scelte di genitorialità (dati Istat). Mentre l’89% dei ragazzi e l’84% delle ragazze ricerca online le informazioni di cui abbisogna intorno alla salute sessuale e riproduttiva.
«All’alba del terzo millennio, in Italia c’è un traguardo sul quale aggregare il l’impegno di tutti - spiega Mario Puiatti, presidente AIED, l’Associazione Italiana per l’Educazione Demografica fondata nel 1953 - ed è l’introduzione dell’educazione sessuale e affettiva come materia di insegnamento sui banchi di scuola. Siamo ormai il fanalino di coda in Europa, dove, per fare solo alcuni esempi, l’educazione sessuale è materia scolastica dal 1955 in Svezia, dal 1970 in Austria, dal 1995 in Germania, dal 2001 in Francia, dal 2017 nel Regno Unito. L’ Italia si affianca a Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Cipro e Lituania - fra i Paesi europei – per totale assenza di informazione, nei programmi scolastici, sulla sfera della sessualità. Siamo del tutto inadempienti rispetto agli standard europei che seguono linee guida Oms in materia di modalità “formali” per l’educazione sessuale, affettiva ed emotiva dei giovani nelle scuole. Alle nostre figlie, e ai nostri figli non restano che i modi “informali”: le informazioni che arrivano da amici o genitori, più spesso dal web e ovviamente anche dai siti pornografici».
Per questo mercoledì 10 marzo 2021 AIED riparte con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia sui temi della maternità consapevole, per festeggiare e al tempo stesso rilanciare il “diritto alla libertà”, una conquista che è patrimonio comune di civiltà. 

La storia
L’Italia del 10 marzo 1971 conosceva da soli tre mesi il divorzio, come pratica legale per la dissoluzione del vincolo matrimoniale. Una conquista tutt’altro che indiscussa: nel 1974 la tenuta della legge Fortuna-Baslini veniva messe alla prova da un referendum abrogativo che invece consolidò il fronte laico a tutela dei diritti civili nel Paese. Quell’onda si era messa in moto e con una sentenza della Corte costituzionale il 10 marzo 1971 veniva abrogato un caposaldo del Codice Rocco, il famigerato art. 553 che vietava e puniva «la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione», prevedendo un anno di reclusione per chi si fosse reso responsabile del reato di “propaganda”, ma anche dell’utilizzo dei contraccettivi. La parte rimanente di quel Titolo X del Codice Rocco (Reati contro l’integrità e la sanità della stirpe) sarebbe stata abrogata solo nel 1978, con l’approvazione della legge 194 sull’aborto. Nel 1975 fu promulgata la legge istitutiva dei consultori pubblici, e sempre nel 1975 la Riforma del Diritto di famiglia siglava il passaggio dalla patria potestà alla potestà genitoriale, equiparato in doveri e dignità le figure del padre e della madre. A lungo, nella vita quotidiana, la contraccezione consapevole restò tutt’altro che praticabile: perdurava il divieto di vendita nelle farmacie dei contraccettivi, in applicazione di norme risalenti al 1927 (Regolamento per la registrazione dei farmaci), che non consentiva la registrazione di presidi medico-chirurgici aventi indicazioni anticoncezionali. Per questo i contraccettivi dovevano essere registrati sotto mentite spoglie: la pillola come regolatore del ciclo mestruale, gli spermicidi come antisettici per l’igiene intima della donna. AIED avviò nel 1976 una solitaria azione di denuncia legale e politica nei confronti dell’allora Ministro della Sanità per inosservanza della legge 405/1975 istitutiva dei consultori familiari, che dovevano fornire assistenza contraccettiva e non potevano farlo. Solo a seguito della mobilitazione AIED, nell’ottobre 1976, il Ministero provvedeva ad abrogare quelle norme. Nel 1977 arrivarono anche la parità in materia di lavoro e le leggi di tutela per le lavoratrici madri. Dai movimenti femministi ed emancipazionisti, insieme alla libera scelta della maternità, e con la depenalizzazione dell’aborto formalizzata attraverso la legge 194 del 1978, arrivava la richiesta di una legge specifica contro la violenza sulle donne. Una normativa che sarebbe tardata vent’anni.

Il fotoromanzo
In assenza di un impegno pubblico, come si può raggiungere questa fascia della popolazione? La risposta dell’AIED fu il varo del primo fotoromanzo italiano «di servizio». L’iniziativa, finanziata da una fondazione americana interessata alla lotta contro l’esplosione demografica, richiamò da subito l’interesse e la curiosità della stampa. Luigi De Marchi, segretario AIED, dell’iniziativa fu ideatore e regista, nel 1973. Protagonista del primo «fotoracconto lampo», “Il segreto”, è stata l’attrice Paola Pitagora, la Giulia dei “Pugni in tasca” di Marco Bellocchio

Una conquista non è mai per sempre
L’AIED apre nel 1956 il primo consultorio a Roma, e via via in altre città d’Italia: sono oggi 20 i consultori AIED diffusi ad ogni latitudine del Paese, da Bolzano a Messina, per offrire consulenza alle donne sui metodi anticoncezionali. Nel 1956 la distribuzione di opuscoli informativi e manifesti costituiva di per sé  reato, perché violava l’articolo 553: l’arrivo della polizia poteva bloccare attività e iniziative, ogni conferenza in tema di pianificazione delle nascite rischiava di essere interrotta, e i conferenzieri erano passibili di denuncia. Ma appunto a questo si voleva arrivare. Il metodo di lotta aveva un’esplicita valenza di disobbedienza civile: i militanti dell’associazione chiedevano la cancellazione della legge e sfidavano i rigori della legge stessa con azioni di disobbedienza civile. E mentre in Italia fioccavano le denunce verso i dirigenti dell’associazione e si creava un fronte ostile della stampa conservatrice (sia cattolica che comunista), all’estero i maggiori mezzi di informazione diffondevano la notizia come esempio resiliente di modernità di una parte della società italiana. Una società proiettata verso il futuro e la libertà che ha visto tra i suoi protagonisti Adele Faccio del CISA, Emma Bonino, Gianfranco Spadaccia, Marco Pannella del Partito Radicale, il socialista Loris Fortuna e molti intellettuali, donne e uomini di cultura liberali che in prima persona hanno sfidato i giudici e il sistema conservatore italiano.
È tuttavia una conquista che ciclicamente viene messa in discussione e che, nonostante i cambiamenti sociali intercorsi in mezzo secolo, va ricordata e riproposta perché possa seguirne l’evoluzione che aspettiamo. In Italia la contraccezione ormonale ha ancora un costo elevato per le giovanissime, l’informazione sulla salute sessuale e riproduttiva ha un ruolo marginale così come i consultori, la legge sull’interruzione di gravidanza vede il più alto numero di obiettori di coscienza d’Europa e siamo tra gli ultimi Paesi europei a non avere corsi di educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Circa il 60% della popolazione italiana fra 18 e 54 anni fa uso di sistemi contraccettivi: preservativo e pillola sono i più diffusi, al terzo posto però troviamo il coito interrotto secondo il Rapporto 2019 stilato da Aidos - Associazione italiana donne per lo sviluppo in collaborazione con l'annuale Contraception Atlas (Atlante della contraccezione) di European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights.

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