Il Covid non è bastato per tenere a
bada i narcotrafficanti. I lockdown hanno interrotto solo per un
breve periodo i loro affari, ma appena le limitazioni sono
diminuite, hanno riempito il mercato delle merci accumulate,
fossero carichi di cocaina o di captagon, pasticche simili alle
anfetamine prodotte in Medio Oriente. Nel periodo tra il
settembre 2020 e il marzo 2021, è stata sequestrata cocaina per
nove tonnellate: in sei mesi la quantità confiscata è stata
maggiore a quella di tutto il 2019. Se l'andamento dei sequestri
dovesse essere confermato nel 2021, potremmo ipotizzare anche un
cambio nelle rotte: negli ultimi tempi infatti sono aumentati i
sequestri di cocaina in Grecia e in Turchia, da dove poi
arrivano al Mar Nero per arrivare nei Balcani, un cambiamento
forse dovuto ai maggiori controlli e sequestri nei porti del
Nord Europa. A far il punto su quanto è avvenuto nel corso del
2020 sui narcomercati è Lavialibera.it, rivista di Libera e
Gruppo Abele con un'intervista al generale Antonino Maggiore, da
un anno a capo della Direzione centrale dei servizi antidroga,
un organismo interforze del ministero dell'Interno che si occupa
del contrasto al traffico di stupefacenti.
"Guardando però agli ultimi anni - dichiara il generale Antonio
Maggiore- possiamo vedere che già il 2019 era stato un anno
record con oltre 8 tonnellate di cocaina sequestrata. In media,
nel decennio passato, si sequestravano tra le 4,5 e le 5
tonnellate di cocaina l'anno. Nel 2020 l'aumento è stato del 60
per cento circa rispetto al 2019( oltre 13 tonnellate
sequestrate). Nei primi mesi del 2020, prima del Covid, i
sequestri più ingenti erano avvenuti a Livorno, Civitavecchia e
Gioia Tauro. Poi, scoppiato il Covid, era stato notato uno
stallo. Ad esempio in Perù il prezzo era basso, i cocaleros (i
coltivatori di coca,) non si spostavano perché intimoriti o per
il lockdown, che vietava gli spostamenti delle persone e delle
merci, tra i quali anche i precursori (le sostanze usate per la
lavorazione delle materie prime,). Quando le misure sono state
allentate, sono ripresi i traffici; i prodotti accatastati sono
ripartiti e i narcotrafficanti hanno cercato di recuperare il
tempo perso.
Non tutta la cocaina sequestrata in Italia era diretta al
mercato interno spiega il direttore centrale dei Servizi
antidroga : "Tredici tonnellate per l'Italia sono tante. Una
parte prende vie diverse. Ragionando sui dati di Gioia Tauro,
sappiamo che alcune partite erano destinate ai Balcani. Lo
abbiamo verificato con le consegne controllate (cioè il
monitoraggio della consegna al destinatario delle spedizioni
"intercettate" dagli investigatori) verso Kosovo e Montenegro.
Possiamo quindi pensare che una parte delle tredici tonnellate
fosse destinata a organizzazioni criminali non italiane, fermo
restando che la 'ndrangheta mantiene un forte dominio, incalzata
dagli albanesi che ormai hanno broker in Sudamerica e affiliati
in Nord Europa, come dimostra l'indagine Los Blancos condotta
dalla polizia di Stato e dalla procura di Firenze. Con l'arrivo
della Pandemia e il successivo lockdown sono aumentare le
vendite online accelerando l'utilizzo di uno strumento già
esistente, deep web, dark net, social oppure app di
messaggistica. "In precedenza- conclude direttore centrale dei
Servizi antidroga- questi canali erano utilizzati soprattutto
per le droghe sintetiche, mentre durante la pandemia sono stati
sfruttati anche per quelle tradizionali. Non siamo ancora a un
livello paragonabile allo spaccio di strada, ma le quantità sono
cresciute anche perché i pagamenti sono più sicuri. La consegna
resta un problema per chi usa questo canale: qualcuno si è
vestito da rider, altri hanno utilizzato i servizi postali, ma
nel frattempo negli aeroporti si individuano più facilmente i
pacchi, dove fanno dei controlli in base ai rischi e alle
possibilità."
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