Si riduce in Italia il fenomeno degli
abbandoni scolastici, che coinvolge ancora 13 giovani su 100,
rispetto ai 19 di dieci anni fa. La Penisola resta però lontana
dalla media europea del 10%. A pesare è soprattutto la mancata
integrazione degli allievi nati all'estero, fra i quali circa un
terzo (32%) non completa gli studi, rispetto al 22% nell'Unione
Europea.
Lo rivela una ricerca della Fondazione per la Sussidiarietà
che accompagna il libro "Viaggio nelle character skills".
"Nell'era del digitale e dell'insegnamento multimediale emerge
il ruolo chiave delle relazioni e delle emozioni
nell'apprendimento", afferma Giorgio Vittadini, presidente della
Fondazione, "Bisogna ripensare il modo di insegnare, con lo
sviluppo delle capacità non cognitive, come apertura mentale,
attitudine a collaborare e spirito di iniziativa. Fattori
centrali nel lavoro e nella vita sociale".
L'interruzione della carriera scolastica è molto
penalizzante, specie per le donne, rileva l'analisi della
Fondazione per la Sussidiarietà. Quasi due terzi di coloro che
non hanno completato gli studi (64%) non trovano un lavoro. Ma
fra le ragazze solo una su quattro è riuscita a trovare un
posto.
Gli abbandoni sono più frequenti fra i ragazzi (15,4%) che
fra le ragazze (11,3%). Resta, inoltre, una forte differenza
geografica: il minimo si tocca nel Nord Est con il 9,6%; il
picco nel Sud con il 16,7%. Nel Belpaese gli abbandoni sono più
comuni nelle zone rurali (14,6%) rispetto a città e sobborghi
(12,9%). In Europa accade il contrario: gli alunni che non
completano gli studi nelle città sono l'11,2% rispetto al 10,7%
delle campagne.
In Europa il paese in cui il fenomeno è più acuto è la
Spagna, con una quota di abbandoni del 17,3%. Seguono Malta
(16%), Romania (15,3%), Bulgaria (13,9%) e Italia (13,5%). Le
nazioni con la minore incidenza nel mancato completamento degli
studi sono Croazia (3,0%), Lituania (4,0%) e Grecia (4,1%).
Oltre agli abbandoni, la scuola è afflitta anche dal fenomeno
dei ripetenti, che coinvolge il 14,3% degli alunni italiani e
ben il 27,3% degli stranieri.
Se si fa un "tagliando" alla scuola italiana, gli alunni di 15
anni mostrano ancora serie lacune anche nelle capacità
classiche. Il 23% degli studenti ha una preparazione
insufficiente nella lettura, contro il 22% della media europea.
Le lacune in matematica coinvolgono il 24% rispetto al 23%
comunitario. Divario ancora più ampio nelle scienze, che vede
impreparati il 26% degli scolari, contro il 22%.
"L'attenzione alle capacità non cognitive può essere lo
strumento vincente per facilitare l'apprendimento", auspica
Vittadini, "La ricerca conferma che attitudini e personalità
influiscono sul rendimento scolastico, ma anche che le capacità
non cognitive possono essere stimolate e coltivate. La qualità
dell'istruzione scolastica è la via maestra per ridurre le
disuguaglianze e favorire l'inclusione sociale".
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