"Bisogna investire nella scuola in
carcere, coltivando la fiducia nell'essere umano. Offrire nuove
'finestre' alle quali potersi affacciare per vedere delle
alternative a una vita sbagliata". Così ha risposto uno studente
detenuto al questionario sulla percezione del fenomeno mafioso
distribuito dal centro studi Pio La Torre nell'ambito del
Progetto educativo antimafia. L'iniziativa, sostenuta dal
ministero dell'Istruzione, ha coinvolto per la 15esima edizione
più di 600 scuole Italiane, comprese alcune case circondariali.
Ed è la scuola a rivelare tutta la sua centralità in questo anno
pandemico: oltre il 65% del campione interpellato discute di
mafia a scuola con i docenti, fenomeno che per i ragazzi può
essere sconfitto boicottando l'economia criminale con delle
scelte di consumo più consapevoli. Quest'anno il campione degli
studenti detenuti si è allargato agli alunni dell'istituto
penale minorile di Catania "Bicocca" e "Malaspina" di Palermo,
rivelando alcuni dati interessanti. Se per l'utenza di adulti,
infatti, la mafia sarà definitivamente sconfitta e chi è stato
ucciso per combatterla è "un eroe", per alcuni minori è "meglio
perdere la libertà che l'onore e il rispetto", mostrando come
"la giovane età sia più influenzata dagli stereotipi sulla
mafia", spiega Rita Barbera, vicepresidente del centro. "Emerge
anche un desiderio di soldi, benessere - continua Barbera - si è
alla ricerca di individualità pur di prendere una posizione,
anche se sbagliata". L'80% degli studenti ritiene però più utile
cercare un lavoro che li reintegri nella società una volta
fuori. Le principali cause dell'espansione delle mafie al
centro-Nord, secondo la metafora della "linea della palma"
profetizzata da Sciascia risiedono nella "corruzione della
classe politica locale" per quasi il 55% del campione
intervistato, seguito dalla "ricerca di nuovi territori per il
riciclaggio" (circa il 30%). Per quanto riguarda il radicamento
della mafia siciliana, invece, potendo fornire più di una
risposta, i ragazzi ritengono sia colpa della corruzione della
classe dirigente (quasi il 45%) delle scarse opportunità di
lavoro (39,55%) e della mentalità dei cittadini (39,15%). Sul
fronte della lotta per il 42,85% è fondamentale "non sostenere
l'economia mafiosa", per il 21,46% rivendicare i propri diritti
e rispettare quelli altrui e, per quasi il 17%, "non essere
omertosi". Tra i comportamenti ritenuti più scorretti, in una
scala che prevedeva più di due risposte, i ragazzi hanno messo
al primo posto l'evasione delle tasse, odiosa per il 64,55%, il
mancato rispetto dell'ambiente per oltre il 50%, seguito
dall'assunzione dei lavoratori in nero, 36,74%. "La pandemia
crea nuove disuguaglianze e povertà - commenta Vito Lo Monaco,
presidente del Centro - è interessante da questo punto di vista
la centralità riconosciuta alla scuola e la convinzione dei
ragazzi che, per trovare un lavoro, è meglio fare un corso di
formazione o partecipare a un concorso, piuttosto che ricorrere
alla raccomandazione di un mafioso. Anche per questo, giovedì
29, alle 9, procederemo alla pulitura della lapide sul luogo
dell'eccidio con alcuni studenti detenuti e gli allievi di
alcune scuole palermitane". "Si è diffusa tra le generazioni più
giovani la consapevolezza che è possibile agire in modo deciso
contro la criminalità organizzata - aggiunge Franco Garufi,
vicepresidente del centro - resta da capire quanto inciderà sui
giovani la lunga chiusura degli istituti e la forzata
interruzione della socialità".
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