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Trapianti donatore vivente superano quelli da donatore deceduto

Nel Centro Trapianti di Rene Azienda Ospedaliera Federico II

(ANSA) - NAPOLI, 17 MAR - Per la prima volta nella trapiantologia campana, presso il Centro Trapianti Renali dell'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli si rileva un dato in controtendenza: la quota dei trapianti da donatore vivente ha superato quella da donatore deceduto nei primi due mesi e mezzo del 2023. Sono stati, infatti, effettuati 7 trapianti di rene in totale, di cui 4 da vivente (dato aggiornato ad oggi 17/03/2023).
    Il programma di trapianto da donatore vivente, guidato dal Professor Roberto Troisi, direttore della U.O.C. di Chirurgia Epato-bilio-pancreatica Mininvasiva-Robotica e dei Trapianti di Rene dell'Azienda federiciana ha avuto un'ampia accelerazione a seguito di una riorganizzazione e grazie all'utilizzo della chirurgia mininvasiva per i donatori che ha permesso anche di abbattere i tempi per la valutazione delle coppie donatori-riceventi, oggi stimato intorno ai 2 mesi rispetto ad una media nazionale che supera i 5.
    Negli ultimi sei mesi, sono state effettuate già 50 valutazioni di coppie donatore-ricevente, di cui 23 ritenute idonee e in corso di completamento. In genere, a questa tipologia di trapianto, risultano idonee 4 coppie su 10. «L'approccio mininvasivo robotico offre il miglior risultato possibile: il dolore è ridottissimo e si può contare su una rapida ripresa funzionale e fisica del donatore, a fronte di un ricovero ospedaliero di 48-72 ore. Inoltre, il rischio di mortalità per il donatore è talmente basso da risultare trascurabile», sottolinea il professor Troisi.
    La caratteristica principale di questi trapianti è quella di poterli programmare nel miglior momento del ricevente, potendo anche proporli ai pazienti non ancora in dialisi (cosiddetto trapianto preventivo). Inoltre, la qualità dell'organo è perfetta e, in taluni casi, può avere una sopravvivenza di oltre 35 anni. (ANSA).
   

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