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In aula confronto tra superstiti di Cutro e un presunto scafista

In aula confronto tra superstiti di Cutro e un presunto scafista

Il 17enne indicato non come componente equipaggio ma interprete

CATANZARO, 18 marzo 2023, 00:17

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Non lo hanno riconosciuto come uno scafista ma come un migrante che fungeva da tramite tra coloro che conducevano il barcone e le persone che vi viaggiavano. E' questo l'esito dell'incidente probatorio svoltosi davanti al gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro nel procedimento nei confronti del 17enne pachistano indagato per essere stato uno degli scafisti del caicco naufragato a Steccato di Cutro che ha provocato 86 vittime accertate.
    Tre i superstiti sentiti. A riferirlo è stato il difensore del minore, l'avv. Salvatore Perri, al termine dell'udienza. "In realtà - ha spiegato - non lo hanno riconosciuto come presunto scafista. Hanno riconosciuto il ragazzo come uno dei pachistani che ha viaggiato con loro specificando che aiutava le persone a prendere posto, ad alzarsi per salire in coperta traducendo o fisicamente. Quello che il mio assistito dice dall'inizio".
    In udienza è stato fatto riferimento anche al tema dei soccorsi su cui la Procura di Crotone - che indaga sul disastro - ha aperto un secondo fascicolo al momento contro ignoti e senza ipotesi di reato. Ad introdurlo, con le loro domande, gli avvocati che assistono i familiari delle vittime, in particolare sulla base della testimonianza di Firas Algazi, un siriano che nel naufragio ha perso un nipotino di sei anni, oltre ad altri parenti.
    "E' stata - ha detto l'avv. Francesco Verri - una testimonianza particolarmente drammatica. Ha raccontato che dopo lo schianto la barca si è allontanata e loro sono rimasti al largo, lui ed i due nipoti, e sono rimasti in acqua per tre ore.
    Il bimbo, lo ha ribadito in aula, è morto di freddo dopo un'ora e i soccorsi sono arrivati dopo altre due ore con il gommone della Guardia costiera. Si sono perse tre ore e questo ora è un dato processuale".
    Il tema dei soccorsi è emerso anche durante la testimonianza di un cittadino pachistano. "Sapevo che l'Italia protegge" ha detto al gip, riferendo anche che gli scafisti lo avevano rassicurato che una volta giunti nelle acque italiane i migranti sarebbero stati salvati. Il superstite ha poi detto che, una volta giunto a riva, c'erano solo due carabinieri ed un pescatore.
   

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