Contare le donne impegnate nella
ricerca e quelle che raggiungono posizioni di vertice, e fare in
modo che queste ultime aiutino le più giovani: servono "azioni
concrete" per misurare la presenza femminile nelle istituzioni
scientifiche. Lo ha detto Cinzia Zuffada, che è Associate Chief
Scientist del Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa e
presidente dell'Italian Scientists and Scholars in North America
Foundation (ISSNAF), nella tavola rotonda su genere e scienza
che nell'Università di Padova inaugura la Conferenza delle
Addette e degli Addetti Scientifici e Spaziali 2023 organizzata
dal ministero degli Affari esteri e della Cooperazione
internazionale.
"Mi occupo dei programmi e della gestione dei fondi per la
ricerca del Jpl e in questo contesto competitivo mi sono
dedicata a far sì che ci sia un'equità di opportunità per le
donne all'interno", ha detto. "Fino al 2010 è stato molto
difficile vedere il lavoro delle donne nell'ambito della Nasa,
era tantissimo ma invisibile; le cose sono cambiate con
l'amministrazione Obama e il passo successivo è stato passare
dalla visibilità e il riconoscimento alla misura, ed è emerso
che i numeri delle donne che avevano raggiunto posizioni apicali
erano bassi".
Per tutte le ricercatrici il cambiamento è difficile, ma
possibile, e va fatto insieme agli uomini. "Gli uomini devono
rendersi conto che il contributo delle donne è anche a loro
vantaggio, non è una competizione", ha osservato Ercoli Finzi,
la prima ingegnera aerospaziale in Italia. "E' anche ora di
cambiare le regole di valutazione dettate dai maschi", ha
rilevato l'immunologa Antonella Viola, dell'Università di
Padova.
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