(ANSA) - ROMA, 22 OTT - La collaborazione fra imprese delle
filiere italiane spinge la crescita socialmente sostenibile:
l'88% di queste realtà imprenditoriali ha adottato, nell'ultimo
triennio pre-Covid, misure responsabili in tema di formazione
del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale,
rapporti con il sistema dell'istruzione, il mondo della cultura
e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera).
È quanto emerge dall'ultima indagine sulle imprese
manifatturiere tra i 5 e 499 addetti realizzata dal Centro Studi
Tagliacarne per conto di Unioncamere.
La percentuale sale al 92% al Sud. Più nel dettaglio, il 50%
delle imprese italiane delle filiere ha investito nella
formazione per il miglioramento delle competenze del personale
(contro il 25% delle altre imprese); il 43% ha puntato su
prodotti e/o processi a minor impatto ambientale (contro il
24%); il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute
e/o il benessere dei propri dipendenti (contro il 16%). Sono in
particolare le imprese guidate dalle donne che lavorano
all'interno delle filiere ad avere investito maggiormente nel
welfare aziendale (il 46% contro il 39% delle altre imprese in
filiera). Ed entro i prossimi tre anni, un terzo delle aziende
delle filiere prevede di fare più investimenti nel green.
"Fino ad oggi sapevamo che le imprese che lavorano in filiera
sono più performanti e più propense a sviluppare processi di
innovazione, adesso abbiamo verificato anche che sono più
attente ai temi del benessere aziendale e della sostenibilità
grazie alla loro innata propensione a fare rete con altri
soggetti" E' quanto sottolinea il direttore generale del Centro
Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito, che aggiunge
"proprio per questo possono essere un canale straordinario per
portare a terra gli obiettivi della duplice transizione digitale
ed ecologica contenuti nel Pnrr". (ANSA).