Un provvedimento che può
"compromettere gravemente il sistema vitivinicolo della
regione". Così i produttori di uve e le cantine di
trasformazione abruzzesi, nel definirsi "fortemente
preoccupate", commentano la modifica del decreto ministeriale n.
0069685 del 13 febbraio 2023 - allegato 1, relativa
all'abbassamento da 40 a 30 tonnellate per ettaro per i vini
generici abruzzesi, sottolineando che dal documento si evince
"la richiesta unilaterale della sola Regione Abruzzo".
La modifica, sottolineano, "pone diversi quesiti che se non
vengono adeguatamente affrontati rischiano di compromettere
gravemente il sistema vitivinicolo della regione" ed evidenziano
come dalle informazioni attualmente a disposizione emergano "in
maniera chiara le gravi conseguenze che ci sarebbero per la
vitivinicoltura abruzzese a causa della scelta di diminuire le
rese ad ettaro per i vini generici". In concreto, affermano i
produttori, "l'abbassamento da 40 a 30 t/ha porta ad una perdita
tra i 2.500-3.000 euro/ettaro di Produzione lorda vendibile,
dato facilmente verificabile da un semplice calcolo dei valori
mercuriali delle Cciaa abruzzesi".
"Uno degli aspetti più gravi, e per molti versi
incomprensibili, dell'abbassamento delle rese ad ettaro dei vini
generici abruzzesi - aggiungono - è l'unilateralità della
scelta. Veneto, Emilia-Romagna, Puglia, tanto per citare le
regioni produttrici più importanti, hanno mantenuto invece la
resa ad ettaro per i loro vini generici a 40 t/ha e questo
penalizza drammaticamente i viticoltori abruzzesi impedendo loro
di poter concorrere sul mercato ad armi pari. Non solo,
considerando le fortissime interconnessioni del mercato del
vino, risulta incomprensibile la scelta unilaterale intrapresa
dalla Regione Abruzzo perché di fatto non è minimamente in grado
di incidere sui quantitativi prodotti a livello nazionale ed
internazionale. Sulla etichetta del vino generico, bianco, rosso
o rosato, non si può riportare prodotto nella Regione Abruzzo,
quindi il consumatore acquista la bottiglia senza poter
conoscere la Regione di provenienza del vino. In tal modo, le
regioni che hanno rese più alte godono di un vantaggio
competitivo ex-lege, a danno della libera concorrenza".
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