"Uno strumento d'emergenza, una
soluzione tampone, ma la strada da seguire è un'altra: avere
strutture pubbliche dotate di dipartimenti di psicologia, con
tanti psicologi al loro interno. In tal senso il settore
pubblico ha bisogno di una vera e propria riforma". Così il
presidente dell'Ordine degli psicologi della regione Abruzzo,
Enrico Perilli, commenta con l'ANSA il decreto che attiva il
'bonus psicologico', sottolineando che anche nelle quattro
province, prima con la pandemia e poi con la guerra, è aumentato
il ricorso agli psicologi e alla psicoterapia.
"Anche in Abruzzo - sottolinea - c'è stato un aumento
significativo delle problematiche legate a tre grandi blocchi:
problematiche depressive, problematiche ansiose e fobiche e
disturbi dell'alimentazione. In passato c'era una forte crisi
nel settore della psicologia intesa soprattutto come attività
libero professionale, momenti caratterizzati da una grande
offerta e da una domanda poco consolidata".
"In poco tempo - evidenzia Perilli - la richiesta è cambiata.
Sicuramente per effetto della pandemia prima e della guerra
dopo, ma non solo. Ad esempio, anche dopo il terremoto c'è stato
un maggiore ricorso agli psicologi. Si è capito che la
psicoterapia non è un bene di lusso e non è qualcosa 'per i
matti'. La società, d'altronde, è sempre più competitiva, sempre
più escludente e c'è stato anche un cambio generazionale.
Abbiamo assistito a uno sdoganamento dal punto di vista
culturale".
"Oltre ai tre blocchi depressione, ansia, disturbi alimentari
- prosegue - c'è un aumento dei fenomeni legati al narcisismo e
aumentano anche i comportamenti paranoidei, amplificati dalla
guerra, che rende i cittadini privi di strumenti di
interpretazione. Altro problema che registriamo anche in Abruzzo
- conclude il presidente dell'Ordine degli psicologi - è quello
del disagio adolescenziale, che si esprime in molti modi:
bullismo, autolesionismo, ritiro sociale, comportamenti
devianti. All'origine di tali fenomeni c'è la cosiddetta
liquidità della società".
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