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Luna Rossa: 10 giorni in 10 mosse

Sabato 6 marzo le prime due regate: la vela italiana scrive la storia

Responsabilità editoriale Saily.it

VERSO IL MATCH CON I KIWI: SCENARI GLOBALI – Flashback: come e perchè Luna Rossa Prada Pirelli ha vinto la Prada Cup. Palermo e l’Italia hanno fermato New York e il Royal Yacht Squadron. La Coppa e la vela sui media italiani. Cosa sappiamo di Emirates Team New Zealand: la barca (Te Rehutai), il team, il timoniere (e se diventassero due?), i (pochi) punti deboli, Dalton e un intero Paese… - COME SEGUIRE TUTTO NEGLI SPECIALI DI SAILY, PERSONAGGI E NOVITA’

 

Luna Rossa Prada Pirelli e il Circolo della Vela Sicilia hanno riportato l’Italia sulla vetta del trofeo più antico e prestigioso dello sport e della vela: l’America’s Cup. Una edizione strana, breve (compressa in pochissime e intensissime regate, anche a causa della pandemia), numericamente ristretta (solo tre sfidanti), ma di enorme portata: per la qualità delle squadre (il massimo: di meglio non c’è nel mondo velico) e per la clamorosa rivoluzione tecno-filosofica lanciata con il concept delle nuove barche AC75 con le ali.

In questa XXXVI America’s Cup di Auckland 2021 ci siamo dentro appieno, siamo il Challenger ufficiale, arrivati a guardare in faccia gli imprendibili kiwi. Siete pronti al Grande Match? A dieci giorni dalle prime due regate di sabato 6 marzo, vediamo le 10 mosse e gli scenari globali da considerare per viverlo nel migliore dei modi. Anche provando a vincerlo.

1) LA FORZA DELLA STORIA DELLA LUNA DI PATRIZIO BERTELLI - In 21 anni, Luna Rossa sotto la spinta di Patrizio Bertelli è sorta sei volte all’orizzonte della Coppa: dalla prima sfida del 2000 (subito Louis Vuitton Cup e poi sconfitta con i kiwi), a quelle seguenti del 2003 (l’anno di Alinghi), del 2007 (Valencia), del 2013 (i catamarani giganti e volanti di San Francisco), del 2017 (Bermuda, sfida ritirata in corsa per protesta sul cambio di regole) e finalmente questa del 2021, la quinta sfida ufficiale, la seconda che vince le Challenger Series e arriva fino al Match. Due Coppe in cinque sfide. La seconda è aperta, la storia è dalla parte della Luna.

E’ la storia del rapporto con la vela e la Coppa di Patrizio Bertelli, personaggio che ha sempre unito capacità e carica vincente a straordinarie visioni e passioni. Oggi è l’uomo dietro al maggior numero di campagne di America’s Cup. La sua è stata prima iniziativa travolgente (la sfida del 2000 ha creato i nuovi standard minimi di organizzazione, qualità, visibilità), poi ossessione, rabbia e alla fine scelta di vita: oggi ripete che la sua soddisfazione è nella continuità, nella squadra-famiglia, nei giovani, nella promozione della vela. Tutto vero e bello. Ma alzare quella brocca sarà altro.

2) COR E NON SOLO: MARCHI E UOMINI NEI POSTI CHIAVE – E’ una edizione affrontata da assoluta protagonista, LRPP è Challenger of Record (ha scritto le regole con il defender), Prada è sponsor delle Challenger Series, la Prada Cup ha preso il posto della Louis Vuitton, la stessa America’s Cup è “presented by Prada”. Uomini chiave di Bertelli e della storia lunare sono a Auckland dietro le quinte a far funzionare il giocattolo. Francesco Longanesi Cattani (che da giovane velista ha fatto tanto oceano, una Whitbread con Doi Malingri e poi sul Guia di Giorgio Falck), portavoce del gruppo Prada; Matteo Plazzi (altro ex di oceani e Coppameriche, ne ha persino vinta una nel 2010 con Oracle BMW) direttore tecnico della Prada Cup; Alessandra Pandarese (avvocato specializzata in sport, consulente del CONI, è stata in Coppa da sempre, c’era anche quando Il Moro litigò sul famoso bompresso di New Zealand a San Diego), legale di COR, protagonista vincente dell’ultima diatriba sul rinvio della Finale con la scusa del Covid… Una batteria di pezzi da novanta che si è dimostrata fondamentale nella vittoria della Prada Cup. Oggi sappiamo quanto sia stato giusto costruire questo avamposto in terra defender.

3) PROGETTO MAX – Massimiliano Sirena è l’uomo di sempre, nato sulla Luna, cresciuto e diventato un secondo pater familias. Una carriera costruita senza pedigree, tutta cuore e volontà, fatica e sorrisi, e super competenze trasversali acquisite con l’applicazione: da aiuto prodiere nel 2000, è arrivato a vincere la Coppa nel 2010 come responsabile dell’immenso albero alare del trimarano volante di Oracle BMW, quindi ha stretto alleanza con Grant Dalton, creando una osmosi di esperienze lunarossiane-kiwi, rivincendo la Coppa 2017 con ETNZ, e alla fine prendendo sulle sue spalle tutta l’ultima sfida della sua Luna Rossa. Il faccione romagnolo contorna gli occhi vispi e la risata furba, nei movimenti del corpo è dolce, ma ha comandato la nave lunare con oltre 100 persone a bordo, non dovete farlo arrabbiare. Il suo segreto, a questo punto, è il progetto. Come ha detto qualcuno, una buona campagna di Coppa si crea nei primissimi mesi di vita del team, con i fondamenti, le linee base, i binari sui quali andare per arrivare dove si vuole. Scelta degli uomini per i settori decisivi; governance dei processi decisionali; definizione di un “time on distance”. Questo progetto di quinta sfida LRPP è arrivato dove voleva, a competere per il massimo e niente di meno. Pochi come Max hanno il diritto e il dovere di ripetere quel mantra “Voglio vincere la Coppa per l’Italia”.

4) CHALLENGER, FOR NOW – Barca ed equipaggio che hanno vinto la Prada Cup sono il miglior pacchetto sfidante in grado di affrontare il defender. Il clima e l’entusiasmo sono un bel carburante, il doppio timoniere, messo in discussione frettolosamente dopo la sconfitta nel RR con Ineos, si è dimostrata scelta vincente. Sono in arrivo altre modifiche, nuovi flap per la parte terminale dei foil arms, l’ultimo gioco di vele tenuto apposta per il Match, e la barca uscirà in mare in questi giorni, continuando il lavoro di cercare ogni piccolo incremento della velocità. Contro i neozelandesi serviranno tutti.

5) ESPERIENZA E TANTO MARE – Il programma di LRPP è stato basato sulla preparazione in mare, fin dal principio. Luna Rossa ha messo più ore di vela di ogni altro team. ETNZ ha sofferto: tra meteo, cambi di programma, annullamenti World Series la loro barca 1 è stata più spesso in viaggio che in acqua. La barca 2, dal canto suo, ha fatto solo 6 regate nelle World Series di dicembre, contro le 18 regate affrontate da Luna Rossa tra Round Robin, Semifinale e Finale di Prada Cup.

6) L’ITALIA CHE SOFFIA – Palermo, Trieste, Rimini, Cagliari, Napoli, Verona, Chiavari, Reggio Calabria, Bari, Roma, Genova… si potrebbe continuare: la nazionale della vela a bordo e a Prada City rappresenta tutto lo stivale, e in questi giorni tante città e regioni festeggiano. E’ solo la parte emersa dell’iceberg: in realtà l’Italia sta riscoprendo nuovamente la vela attraverso la Coppa e Luna Rossa. E’ un trend avviato, scatta prima la curiosità, poi l’interesse, infine il tifo vero e proprio. La febbre velica del Paese si avverte fino a Auckland ed è stata ben riassunta dall’urlo di Checco Bruni: “Faremo di tutto per vincere la Coppa America, abbiamo una chance, daremo tutto, dovranno scavalcarci per batterci!” Questo insieme che crea forza puo’ essere stata l’energia che ha consentito di battere New York e Cowes. Adesso sotto con Auckland.

7) ESSENZA DELL’OCEANO – E’ il significato del nome Maori di Te Rehutai, la seconda barca del defender, sorpresissima per tutti, forme incredibili e mai viste, qualcosa che esce parecchio dai canoni estetici che identificano una “barca a vela”, per avvicinarsi a un motor-offshore, o a un’auto da corsa dragster, o più semplicemente a cosa stanno diventando e sempre più saranno le barche AC75 100% foiling. E’ lei l’oggetto avversario, il mezzo che si frappone tra la Luna e la Coppa. Secondo molti (quasi tutti) è una barca velocissima, di sicuro è la più avanzata tecnologicamente, ha adottato soluzioni già da terza generazione AC75.E poi ha a bordo un bel gruppo di velisti ai quali inchinarsi. Il timoniere Peter Burling col suo fido Blair Tuke (i due dominano da almeno 8 anni la scena della vela olimpica sugli skiff 49er (1 argento e 1 oro), e poi hanno aggiunto Coppa America e Volvo Ocean Race) sono i super-sailor del terzo millennio, quasi personaggi da anime cartoon, immagini viventi della vittoria, i Messi-Ronaldo-Lewandoski ma anche più giovani. E Glenn Ashby, cat e medaglie, uomo-multiscafo e volante per eccellenza. Sono loro tre a governare l’essenza oceanica…Che però non è solo perfezione. Anzi: ricordate le scuffie degli AC75? Sono tre: l’ultima quella tremenda di American Magic, ma prima due dei kiwi, anche se la prima chiaramente un test in allenamento. La seconda è stata con Te Rehutai, in una practice race con Ineos, in strambata, con vento fresco. Non hanno avuto conseguenze gravi come Patriot, ma state certi che la sensazione di ribaltarsi con l’astronave non passa presto come in 49er. In quella scuffia c’è un potenziale vulnus dell’indistruttibile defender. Si scuffia sempre in manovra, nel passaggio del timone. Luna Rossa non ha fatto mai una piega, perché di timonieri ne ha due. E non è un caso che a quanto pare i kiwi stiano provando il doppio timoniere (Burling-Ashby). Che sia un segnale di debolezza?

8) IL FUTURO (INCERTO) DELLA COPPA – Non aiuta i neozelandesi neanche il clima che si è creato intorno al futuro della Coppa. Dando per scontato il successo della difesa, ETNZ (con l’ormai quasi certo appoggio di Ineos UK che sarebbe il COR presentando per primo la sfida) ha ammesso che esiste un piano e forse anche delle trattative per proporre l’evento fuori dalla Nuova Zelanda (si parla con insistenza di Dubai). La prospettiva non piace al Governo che da lungo tempo sostiene anche economicamente lo squadrone velico, e che vedrebbe sfumare l’opportunità di mettere ancora in vetrina il Paese, specie considerando che causa Covid questa edizione è stata senza turisti. Intanto Ben Ainslie ha annunciato che resterà a Auckland fino a fine Coppa, mentre il suo finanziatore Jim Ratcliffe avrebbe confermato la disponibilità a sostenere una nuova sfida, mettendo però sul piatto richieste precise: conferma degli AC75, più team in gara, minori costi, più regate in circuito in giro per il mondo. I soliti desideri che tornano ciclicamente e che il dna del trofeo puntualmente respinge. Nelle dichiarazioni degli inglesi però si coglie bene che gli scenari sarebbero ben diversi in caso di successo kiwi o italiano. La Coppa in Italia scompiglierebbe parecchio i piani di Sir Ben.

9) I MEDIA ITALIANI RISCOPRONO LA VELA – Come a ogni ciclo di Coppamerica che veda una barca italiana ben figurare, gli italiani si svegliano velisti, appassionati di boline, strambate e adesso anche di foil. Il fenomeno è duplice: c’è un nuovo pubblico e i media vogliono intercettarlo. Le dimensioni del fenomeno sono interessanti, anche se vanno lette con la lente deformante di un mondo dell’informazione in continua evoluzione. Azzurra 1983 bucò sui media senza dirette tv e solo con radio e quotidiani. Il Moro 1992 ebbe Telemontecarlo, Giacomo Mazzocchi, Paolo Cecinelli e Cino Ricci. Luna Rossa 2000 la Rai e i trespoli notturni di Giulio Guazzini e Mauro Pelaschier, più i salotti con Marco Mazzocchi (figlio di Giacomo) e Paolo Venanzangeli. I numeri dicono che quelle coppe hanno fatto crescere la vela in Italia nel suo complesso. Adesso dopo neanche 20 regate e due mesi, con la Luna in Coppa abbiamo già uno zoccolo duro di audience, grazie addirittura a due canali tv per le dirette e non solo.

Rai 2 è partita a dicembre da circa 70.000 spettatori medi, 150.000 unici e share intorno al 5%, è cresciuta dai gironi alle finali fino a quasi 200.000, 620.000 unici e share-boom al 12,8%. SKY Sport ha risposto con un cammino analogo di crescita, partendo come pay tv riservata agli abbonati da circa un terzo dei numeri Rai, distanza diminuita progressivamente arrivando a superare di parecchio la metà, a Rogoredo sono molto soddisfatti, hanno dedicato il Canale 205 alla vela H24, e messo in piedi una produzione dedicata (The Evolution of Sailing), cinque puntate di vela giovanile, classi olimpiche, diporto, altura e foiling con Ambrogio Beccaria a fare da talent. Un’occasione irripetibile, un recovery plan velico. In Rai Guazzini (che ha l’immenso merito di aver perorato per decenni la causa della vela nel servizio pubblico) ha messo in squadra Ruggero Tita, Edoardo Bianchi, Francesco De Angelis e Paolo Cori. A Sky Giovanni Bruno, Guido Meda, Flavia Tartaglini e Roberto Ferrarese. E’ tanta roba. L’audience complessiva di vela televisiva avvicina i dati record del 1992 e 2000 quando si parlava di 3 milioni e mezzo di italiani alle prese con le notti veliche. Nell’informazione superminiaturizzata del 2021 è un patrimonio che dovrà essere messo a frutto da chi sovraintende alla promozione di questo sport. I quotidiani boccheggiano, i media di vela si sbracciano, i social sono incontrollabili, Federvela, CONI, Confindustria Nautica e altre realtà del mare possono lavorare per dare riferimenti a una crescente domanda di vela. Tra un mese la Coppa America sarà finita, vediamo in quanti continueranno a promuovere e a parlare di vela.

10) TUTTI A BORDO – Tutti sulla stessa barca, avrete capito che un’America’s Cup non si vince solo con una barca veloce e un bel bordeggio. Per scalare la cima dell’Everest che stiamo guardando prima dell’ultima ascensione, serve considerare tutto: progetto, team, barca, avversari, paese, contesto pandemico, grandi media, singoli giornalisti, spettatori, velisti della domenica, personaggi testimonial, cultura del mare. Ognuno puo’ fare la propria parte.

La squadra di Saily, per esempio, si prepara a una ulteriore aumento delle produzioni di contenuti che copriranno il Match. VERSO LA COPPA sarà il tormentone che scandirà i 10 giorni fino al 6 marzo. Restano e sono rinnovate e potenziate: la pagina AC-ROOM con il rullo di notizie, novità, link, foto, video, e su Saily TV i format COPPA 36, con l’aggiunta di editoriali, e IL PROCESSO ALLA COPPA, con ospiti ogni volta nuovi. Durante le regate altre sorprese. Viviamo insieme il momento. Soffiamo anche noi sulle vele di Luna Rossa Prada Pirelli. Il tutto replicato e potenziato sulle pagine ANSA Vela del sito ansa.it.

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