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Bienvenue Clarisse! Naturalezza e intelligenza

Vendée Globe, per fortuna che non è finito, anzi...

Responsabilità editoriale Saily.it

LA NUOVA REGINA DEGLI OCEANI CHE SA CONDIVIDERE - Appena 31 anni, coraggio da vendere, grande capacità di comunicare emozioni in tutti i modi: Clarisse Cremer è giunta a Les Sables al 12° posto, prima delle sei donne in gara, gioiosa "finisher" con record e uno splendido sole radente. Ha raccontato tanto, dalle tempeste alla voglia di ripartire, dallo sfinimento alla forza del suo team (forse il top del circuito, costruito intorno al suo mentore Armel Le Cleac'h, vincitore otto anni fa) - VIDEO - FOTO

 

di Christophe Julliand

Clarisse Cremer, navigatrice è arrivata a Les Sables d’Olonne nel tardo pomeriggio e quel giorno in Vandea il sole era splendido. Splendido com'erano splendide e maestose le onde verdi dell’Oceano Atlantico prima di tagliare il traguardo. Splendido e raggiante come lei, dall’alto dei suoi 31 anni. Splendido come il suo piazzamento da finisher (completare un VG è di per sè un trionfo), il settantaseiesimo nella storia trentennale del giro del mondo in solitario e senza scalo. Splendido come il suo 12° posto in classifica, in 87 giorni e 2 ore. Splendido, infine, come il racconto del suo giro: a terra prima di partire, durante la navigazione e dopo l’arrivo, così pieno di naturalezza e di intelligenza. 

VIDEO: L’ARRIVO DI CLARISSE

QUELLA VOLTA CHE VUOTO' IL SACCO: "NON CE LA FACCIO PIU'" - I primi giorni nei pressi di Finisterre guarda la sua barca e si chiede: “Ce la farò mai a cavarmela in questo mare io da sola a bordo di una barca così grande?”. Gli ultimi giorni quando deve negoziare con l’ultima burrasca più o meno nelle stesse acque dice: “C’è tanto mare, però la mia è una barca grande.” Da qui una sua frase in conferenza: “Mi piacerebbe ripartire con la stessa barca, ora che la conosco.” Tra Capo Finisterre all’andata e Capo Finisterre al ritorno, c’è stato Capo Horn in mezzo. E dopo Capo Horn ha girato questo video in cui, stanca morta, demoralizzata ha svuotato il sacco e raccontato il momento dicendo in sostanza questo: “Sto navigando male, ho freddo, non ce la faccio più. Uno pensa che passato Horn è finita, invece rimani ancora nel Grande Sud, fa ancora freddo e davanti, a prua rimane un quarto del percorso.” Non è esibizionismo, è condivisione. E’ raccontare il viaggio nei momenti belli come in quelli brutti. Forse è anche una forma di catarsi.

Quel giorno dopo Horn e il momentaneo e illusorio sollievo che passare l’ultimo dei tre grandi capi provoca, realizza l’enormità della rotta ancora da completare. Forse in quel momento pensa anche alla forte probabilità che c’è di pigliare una bella depressione invernale in Biscaglia prima del traguardo. Bingo! Come da copione, l’ultima bassa si è fatta vedere e anche questa è stata trattata in modo splendido: ha rallentato per non rischiare di rompere qualcosa. Probabilmente anche per arrivare in porto in orario per la golden hour, questa luce radente così cara ai fotografi. Clarisse e il suo grandissimo talento di comunicante? Ebbene sì.

QUI LA GALLERY DI 70 FOTO DELL'ARRIVO DI CLARISSE CREMER

DAL DOWNSHIFTING DI LUSSO DI BANQUE POPULAIRE ALLA PROGRESSIONE PIU' VELOCE - Splendida quindi l’operazione messa in piedi dal principale sponsor francese: sorta di downshifting in contropiede in ambito IMOCA. Campione in carica, la squadra blu quest’anno non ha rimesso in gioco il titolo di Armel Le Cleac’h come avrebbe potuto fare con una barca di ultimo grido e uno skipper di lunga esperienza. Ha messo a segno invece la progressione più veloce mai registrata da un concorrente, Clarisse Cremer nel mondo delle regate oceaniche in solitario: dal secondo posto di Cla Cla nella Mini Transat del 2017 all’impresa che ha appena compiuto. Questo è stato possibile soltanto perché ha avuto alle spalle quello che è forse il migliore team del circuito, a cominciare dallo stesso Le Cleac’h, vincitore della scorsa edizione, come mentore. Splendido come lo stato materiale al traguardo del glorioso progetto VPLP/Verdier che ha permesso a François Gabart di alzare il trofeo del  Globe nel 2013: “Rispetto ad altri ho avuto pochi problemi tecnici grazie al lavoro di preparazione fatto dalla mia squadra.”    

L’operazione Banque Populaire e Clarisse Cremer ha contribuito al ritorno delle donne nel Vendée Globe. Erano sei in partenza. Lei è arrivata per prima. Anche perché due che erano davanti a lei, Samantha Davies e Isabelle Joschke, hanno dovuto ritirarsi. Sam è già ripartita, Isabelle ripartirà, entrambe per concludere il giro sia pure fuori classifica (non sono storie meravogliose?). Le altre tre (Alexia Barrrier, Pip Hare e Miranda Merron) stanno ancora lottando. 

ADESSO PARLO IO - Qui, attraverso le dichiarazioni e il racconto del Vendée Globe di Clarisse, arriviamo alla dimensione extra sportiva di questo evento. Così come la partecipazione di un Jean Le Cam interroga sul posto dei senior nella nostra società, quella di Damien Seguin su quello dei disabili, quella di Clarisse sulle questioni di parità uomo donna. Si è espressa diverse volte a riguardo durante la regata. Ha raccontato ad Andy Robertson, presentatore della versione inglese del Live quotidiano, che aveva avuto a che fare con una giornalista di qualche testata femminile che gli chiedeva come faceva con la sua femminilità. La sua risposta, piccata, è stata: “Beh, faccio come gli altri, mi arrangio, non sono molto profumata in questi giorni e non vedo l’ora che faccia meno freddo per fare una doccia.” Ha ribaltato poi la domanda chiedendo lei all’intervistatore se pure ai maschi domandano come se la cavano con la loro maschilità. Stereotipo pubblicitario per stereotipo sociale, aggiungiamo noi che si potrebbe chiedere agli stessi concorrenti maschi se, osservandosi allo specchio con sguardo virile, passano la mano sulla guancia dopo una rasatura impeccabile prima di tornare al volante del loro potente automezzo. 

IL RIFIUTO DI INUTILI CONFRONTI - Una della particolarità del Vendée Globe e delle regate oceaniche è di non aver classifiche separate, uomo donna. E non avrebbe molto senso crearla ora, ci ha fatto capire Clarisse durante la sua conferenza: “Essere la prima donna non è quello che conta. Non c’è differenza tra il fatto di essere uomo o donna, non è questo che determina il nostro modo di navigare o di affrontare la regata.”

Così come, con grande umiltà, pensa che non ha molto senso amplificare il record che ha battuto, quello di Ellen Mac Arthur, arrivata seconda dietro Michel Desjoyeaux alla fine del Vendée Globe 2000 / 2001: “Si sono andata più veloce di Ellen, però siamo tutti d’accordo, era 20 anni fa!”. Ricevere il suo messaggio di congratulazioni invece la riempie d’orgoglio, giustamente. Il mare è grande di queste grandezze.

GUARDA 70 FOTO DELL'ARRIVO DI CLARISSE, DAL MARE ALLA BANCHINA, TRA FUMOGENI E TELECAMERE

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