(ANSA) - PERUGIA, 25 FEB - "I nuovi dati del Sistema camerale, su cui la Camera di commercio dell'Umbria ha svolto un'indagine di approfondimento, evidenziano che le imprese italiane hanno mostrato anche nel 2022, nonostante le numerose difficoltà determinate dalla riorganizzazione delle filiere mondiali e dalla guerra in Ucraina, con conseguenti maxi aumenti dell'energia e un po' di tutte le materie prime, una grande vitalità, dando vita - dopo quello del 2021 - un nuovo forte balzo dell'occupazione che ha portato a superare, e non di poco, i livelli degli addetti pre-pandemia". Lo evidenzia Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio dell'Umbria.
"Ciò non solo dal punto di vista quantitativo - prosegue - ma anche qualitativo, perché i livelli di innovazione si sono innalzati e si stanno innalzando, aumentando la competitività delle nostre aziende come dimostrano anche i dati dell'export.
L'Umbria fa parte di questo movimento di crescita con una caratteristica in più: pur dando vita a una crescita molto importante degli addetti (10.437 nel 2022, +11.262 rispetto al 2019, ultimo anno prima della pandemia da Covid-19), l'aumento percentuale dell'occupazione delle imprese è un po' inferiore, anche se non in maniera significativa, a quella media-nazionale, a parità di aumento del Pil".
"Ciò non è di per sé un fatto negativo - osserva - perché l'occupazione non è solo un fatto di quantità, ma anche di qualità, nel senso che occorre che i posti di lavoro siano più solidi, più stabili e meglio retribuiti. L'Umbria, negli ultimi venti anni, ha perso molta produttività e ha quindi bisogno di recuperarla, sia a livello di sistema che a livello aziendale, se vuole aumentare la sua competitività sui mercati nazionali, europei e internazionali. La via maestra per farlo è aumentare la produttività, che rende più solidi i posti di lavoro, li rende meglio remunerati, allarga attraverso l'aumento dei profitti la capacità delle aziende di autofinanziare gli investimenti creando nuova competitività, nuove opportunità lavorativa di qualità. L'Umbria è sulla strada giusta, ma su questo fronte deve correre di più degli altri avendo, in venti anni, perso più degli altri. Non a caso, in un precedente intervento, ho tracciato le ‘sei piaghe dell’Umbria da curare' Si tratta ora di vedere cosa accadrà nel 2023, un anno non facile e pieno di incognite, ma abbiamo dalla nostra una grande vitalità del nostro tessuto imprenditoriale e ciò non è poco. Siamo una regione con ‘lavori in corso’ e dobbiamo concentrarsi su questi per cogliere l’obiettivo principe: una regione che sia il luogo ideale dove vivere e fare impresa”. (ANSA).