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Nelle immagini della telecamera la richiesta di aiuto del giovane morto Assisi

Ripreso anche chi ha sparato, ipotesi pensasse a cinghiale

 Ha ripreso la sua richiesta di aiuto e gli ultimi momenti di vita di Davide Piampiano, morto durante una battuta al cinghiale nelle campagne di Assisi, la piccola telecamera sistemata nel cappellino che indossava. E che ha registrato anche quanto detto su quanto aveva "fatto" da Piero Fabbri, 57 anni, anche lui a caccia e ora arrestato dai carabinieri per omicidio volontario con dolo eventuale.
    Secondo la ricostruzione degli inquirenti la morte di Piampiano non è stata programmata dall'inizio e per questo non è stato ipotizzato alcun movente. In base alle indagini Fabbri - secondo quanto risulta all'ANSA - avrebbe infatti ritenuto di avere sparato verso un cinghiale il colpo di fucile calibro 12 che invece ha raggiunto il giovane al petto. Tanto che è stato proprio l'indagato il primo a raggiungerlo e - emerge dalle immagini della GoPro - a raccogliere la sua richiesta d'aiuto mentre si disperava per quanto "fatto".
    E' stato però il comportamento successivo di Fabbri a far ipotizzare l'omicidio volontario. L'uomo infatti è accusato di avere cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l'arma del ventiquattrenne, disfacendosi del proprio fucile e della giacca da caccia e soprattutto "omettendo di chiamare tempestivamente" i soccorsi, avvisati dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto. "Tale comportamento omissivo - hanno spiegato gli inquirenti, coordinati dal procuratore Raffaele Cantone - ha consentito di ipotizzare a carico dell'autore dello sparo l'ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire".
    Tra gli elementi che devono però essere ancora approfonditi quello della letalità del colpo che ha raggiunto Piampiano. Se cioè eventuali cure tempestive avrebbero potuto salvargli la vita.
    Non è comunque escluso che dell'indagine sia chiamata a occuparsi la magistratura di Firenze. La madre della vittima è infatti un giudice onorario e quindi questo fa scattare automaticamente la competenza degli inquirenti toscani. 
   

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