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Il Paglia da grande fiume a piccolo ruscello

Il Paglia da grande fiume a piccolo ruscello

Per ambientalista "colpa del grande caldo ma non solo"

ORVIETO (TERNI), 05 luglio 2022, 16:46

Redazione ANSA

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C'era una volta il fiume Paglia. "Oggi è praticamente ridotto a un piccolo ruscello per colpa del grande caldo, ma non solo", racconta, all'ANSA, Massimo Luciani dell'associazione "Il Ginepro" che si prende cura della tutela ambientale del territorio intorno al corso d'acqua che scorre tra Allerona e Castel Viscardo, a pochi chilometri da Orvieto. Mentre parla è al centro del letto del Paglia, dove il livello dell'acqua un tempo superava anche i due metri.
    "I cambiamenti climatici senza dubbio hanno influito moltissimo sul fiume, in particolare si lamenta l'assenza di pioggia e neve in inverno", spiega Luciani. "Il Paglia, principale affluente della sponda destra del Tevere - ricorda -, nasce in Toscana sul monte Amiata dove nelle ultime stagioni non è nevicato in maniera significativa. In queste zone le estati sono sempre state più o meno caratterizzate da lunghi periodi di secca, e quindi il problema nasce soprattutto dalla carenza di piogge nelle altre stagioni".
    Ma il rappresentante de "Il Ginepro" solleva anche il tema dello "sfruttamento" del fiume. "Ci sono - dice - delle responsabilità legate a chi opera sul territorio, in particolare per il modo in cui vengono sfruttate le acque e le aree circostanti. Ma anche i vari e imponenti interventi di messa in sicurezza hanno finito per mandare il fiume in disequilibrio, provocando gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti". Un esempio che Luciani cita è l'allargamento del "letto" del fiume, "che comporta una dispersione delle acque che, in estate, finiscono per evaporare più facilmente".
    La nota lieta è che al momento non ci sono segnalazioni di morie di pesci, "anche se sono in forte sofferenza", spiega l'ambientalista. Che non manca di fare appello ad attuare quelle "buone pratiche che, se adottare da tutti, possono contribuire a salvare il nostro fiume", dice. "Mi riferisco - spiega Luciani - al raccoglimento delle acque piovane in cisterne e invasi, ma anche ad attuare una politica del territorio calibrata sulle capacità idriche della zona e il tal senso faccio un appello al governo nazionale e alle autorità locali".
   

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