"Mai come oggi, anche in Europa, è
urgente ricordare il valore dell'acqua come risorsa essenziale
per la vita". Lo ricorda, in occasione della Giornata mondiale
dell'acqua, che si celebra domani 22 marzo, la Libera Università
di Bolzano, le cui facoltà di Ingegneria e Scienze agrarie,
ambientali e alimentari, sono alla ricerca di soluzioni alle
attuali sfide legate all'acqua.
Nella neonata facoltà di Ingegneria, nel laboratorio di
dermofluidodinamica con sede al Noi Techpark, coordinato dal
prof. Maurizio Righetti, assieme al prof. Michele Larcher e ad
un gruppo di giovani ricercatori si svolgono attività di ricerca
di base e applicata sui temi dell'utilizzazione dell'acqua,
dell'energia e della difesa dal dissesto idrogeologico.
Nel laboratorio di unibz vengono sviluppate soluzioni per le
problematiche del territorio: ad esempio il rischio siccità, per
contrastare il quale si studiano e applicano tecniche e metodi
per l'efficientamento delle reti acquedottistiche per renderle
più resilienti.
"Anche noi altoatesini siamo interessati più pesantemente
dalla crescente scarsità d'acqua, rispetto ai nostri vicini di
lingua tedesca, in quanto la siccità di quest'inverno ha colpito
soprattutto la zona a sud delle Alpi e l'Ovest Ue", afferma
Righetti.
Alla facoltà di Scienze agrarie, ambientali e alimentari,
questi problemi vengono esaminati dal punto di vista
dell'idrologia, della geomorfologia e dell'ecologia fluviale. Il
prof. Francesco Comiti sta lavorando con la sua équipe a diversi
progetti di ricerca legati all'acqua e al cambiamento climatico,
come il progetto "Rock-Me" dell'Euregio, che studia come si
modifica la qualità dell'acqua quando si scioglie il permafrost
in alta montagna, o il progetto di ricerca "Altroclima",
finanziato dal Fondo nazionale di ricerca svizzero e dalla
Provincia di Bolzano, che utilizza dati forniti dai produttori
di energia idroelettrica e modelli numerici per studiare come il
riscaldamento climatico ha cambiato e cambierà il trasporto dei
sedimenti fluviali nei corsi d'acqua alpini.
Il prof. Stefan Zerbe, invece, sta conducendo ricerche
nell'ambito della rinaturalizzazione degli ecosistemi, in
particolare delle zone umide e dell'uso sostenibile di risorse
come l'acqua. "Solo il 40% delle acque di superficie in Europa è
in buono stato ecologico o potenziale e solo il 38% delle acque
di superficie è in buono stato chimico - afferma Zerbe -L'Alto
Adige è in ritardo rispetto alle indagini europee nella raccolta
di dati ambientali critici".
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