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Coesione è carta vincente transizione eco imprese

Evento Intesa Sanpaolo-Symbola.Gros-Pietro:clima peggio di Covid

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La coesione come carta vincente per la transizione ecologica. Che diventa, se fatta bene, anche sociale. Qualcosa di più di un assunto. Sono le storie delle imprese coesive, quelle attente alla comunità, rispettose della sostenibilità, e che hanno alle fondamenta i principi di condivisione e benessere del territorio. Una fotografia di questo modello viene scattata dal rapporto 'Coesione è competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia', realizzato da Fondazione Symbola, Intesa Sanpaolo e Unioncamere. "La coesione è una carta vincente - osserva il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro - coesione vuol dire coesione tra le imprese, ma anche coesione delle imprese con le persone che ci lavorano e con il territorio circostante. Questi fattori, messi insieme, permettono alle imprese di essere più competitive, non solo di avere un rapporto migliore con l'ambiente. Questo lo aveva capito tanti anni fa Adriano Olivetti, ma ora è diventato più importante, grazie al fatto che la tecnologia digitale permette più rapidamente il raggrupparsi di queste attività e di estenderle al di là dello spazio". Le imprese coesive esportano e investono di più, anche nella transizione ecologica e sono le più preparate quindi ad affrontare i cambiamenti del mondo e del sistema economico che ci ha guidato per decenni, ormai inadeguato a gestire le crisi del XXI secolo. Ma non solo. Perché aiutano le fasce deboli della popolazione, sono maggiormente competitive e riescono a sfruttare al meglio le proprie potenzialità. Il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, fa presente come nel 2020 "non solo sia cresciuto il numero delle imprese coesive che sono il 37% di quelle manifatturiere (al 32% nel 2018), ma un numero molto maggiore di imprese abbia adottato strategie rivolte a un incremento della sostenibilità sociale e ambientale". Questo è quello che è avvenuto anche nell'anno del Covid-19. Le imprese che si muovono sul palcoscenico della coesione esportano di più, il 58% contro il 39%; fanno maggiori investimenti verdi, il 39% contro il 19%; migliorano prodotti e servizi, il 58% contro il 46%; adottano misure legate al Piano di Transizione 4.0 (il 28% contro l'11%); e investono di più in cultura (il 26%). Nella distribuzione geografica, il podio delle imprese coesive è fatto da Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Nonostante resti ancora molto da fare ma - viene evidenziato nel rapporto messo a punto in collaborazione con Aiccon, Ipsos e Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne - coesione vuol dire anche miglioramento del bilanciamento di genere: si sono compiuti passi importanti con un incremento delle donne nei cda delle società quotate passato da 170 nel 2008 (il 5,9%) alle 811 di oggi (il 36,3%); mentre nei collegi sindacali si è passati dal 13,4% del 2012 al 41,6% del 2019, con 475 sindaci donne. Insomma "quelle delle imprese coesive sono sfide che chiamano ad un'azione comune imprese, comunità, istituzioni, cittadini. La capacità umana di cooperare e costruire comunità che condividono idee, informazioni, esperienze e valori può rappresentare una strategia potente per superare le crisi dei nostri tempi". Il cardine su cui poggiano queste imprese vale anche per prendersi in carico un pezzo del peso nella lotta contro i cambiamenti climatici. Sempre secondo Gros-Pietro "l'Europa darà un contributo fondamentale per affrontare il problema della sostenibilità e del cambiamento climatico. E' un problema molto urgente, più grave della pandemia stessa perché le sue conseguenze potrebbero essere molto più devastanti e non c'è vaccino che tenga". "Gli italiani ci hanno affidato 1.200 miliardi di euro in diverse forme, deposito e risparmio amministrato, ma noi offriamo credito - rileva Gros-Pietro - il Next Generation EU offre all'Italia circa 200 miliardi. Nello stesso arco di tempo, quindi entro il 2026, Intesa Sanpaolo metterà a disposizione più di 400 miliardi di crediti che saranno destinati agli stessi obiettivi, la transizione ecologica, il digitale, le infrastrutture, i trasporti, progetti di rigenerazione urbana, la formazione e i cambiamenti climatici". "La coesione, come ha detto il presidente Draghi, è un dovere morale. Ma è anche un formidabile fattore produttivo, in particolare in Italia - fa presente il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci - anche per questo l'Unione europea ha indirizzato le risorse del Next Generation EU e larga parte del bilancio comunitario 2021-27 per rilanciare l'economia su coesione-inclusione, transizione verde e digitale. Con l'obiettivo di azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050. C'è anche la finanza che deve cambiare in questo senso, e in parte lo sta già facendo. Si tratta - conclude Realacci - di una sfida di enorme portata che chiede unità al Paese".

In collaborazione con:
Intesa Sanpaolo

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