(ANSA) - TOKYO, 04 FEB - Serata di gala all'Ambasciata
italiana di Tokyo per celebrare il successo di Marni, il marchio
del lusso che è andato affermandosi in Giappone e nel resto del
mondo, e dal 2012 parte del gruppo OTB (Only the Brave), la
holding di Renzo Rosso che detiene già numerose griffe tra cui
Diesel.
"Prima era un brand molto bello, 50 up, e con l'arrivo del
direttore creativo Francesco Risso abbiamo cominciato a
inglobare le nuove generazioni - spiega Rosso all'ANSA. "Stiamo
diventando un brand particolarmente ammirato dalle celebrities e
del mondo rapper, soprattutto in America".
L'imprenditore veneto, tra i pionieri dell'abbigliamento
italiano nel Paese del Sol Levante, arrivato a Tokyo agli inizi
degli anni '80, ripercorre il suo progresso travolgente
all'estero con Diesel e l'avvio del contemporary - il mondo a
cui dice di appartenere: "È l'evoluzione per chi non può
accedere al ramo del lusso, ma vuole una cosa bella, una cosa
fashion". Ad oggi il Giappone rappresenta circa il 23,5% del
fatturato totale dell'intero gruppo, e la popolarità di Marni ha
consentito di siglare importanti collaborazioni con la Fast
Retailing di Uniqlo, capofila del mercato, sia per i profitti
che per volume di vendite. A nord dell'arcipelago non destano
particolari timori gli sconvolgimenti causati dal conflitto in
Ucraina negli ultimi 12 mesi: "La Russia per noi è un mercato
molto piccolo, rappresenta il 2-2,5% del business e ci atteniamo
a quelle che sono le leggi e le istruzioni", dice Rosso.
"Ovviamente ci dispiace molto della guerra e ci auguriamo che
finisca prima possibile. È un Paese potenzialmente ricco, la sua
popolazione interagisce col mondo intero e se è vero che nel mio
business il contributo è limitato, a livello globale e in tutti
gli altri settori la Russia rimane un mercato sicuramente
importante". Avanti anche con gli sforzi per la riduzione
dell'impatto sull'ambiente in fase di produzione, una condizione
da cui non si può più prescindere, afferma Rosso: "Abbiamo
formato il 'Fashion Pact' e nel 2030 vogliamo essere totalmente
sostenibili, e ci stiamo arrivando. Abbiamo fatto l'audit di
tutte le strutture a noi collegate perché ci interessano le
condizioni di lavoro, come vengono trattati gli impiegati.
Vorrei che il concetto di sostenibilità fosse un modo di pensare
giornaliero: prendere un tessuto e riciclarlo non vuol dire
niente. Bisogna cercare di usare meno acqua nei trattamenti, ad
esempio con i denim siamo arrivati a risparmiare il 90% in meno
di acqua. La plastica da noi è quasi sparita, e quello che
usiamo è riciclata. Per i tessuti che compriamo oggi chiediamo
di ottenere le certificazioni dei processi di trasformazione. E
poi abbiamo investito molto nel campo legale perché è un lavoro
complesso e la sostenibilità costa. Ecco perché mi piace il
mondo del lusso: ci sono più margini e puoi permetterti di fare
un brand con prodotti più sostenibili, come vogliono le nuove
generazioni". (ANSA).