(ANSA) - BANGKOK, 28 MAR - Il nord della Thailandia è da
giorni in piena emergenza inquinamento da polveri sottili,
causate in gran parte dalla bruciatura stagionale dei campi di
zucchero e riso, una pratica in teoria illegale ma largamente
tollerata dalle autorità di Bangkok e dai grandi gruppi
agro-alimentari.
Per tre giorni consecutivi, Chiang Mai - il più grande centro
del nord e importante meta turistica - è stata la città più
inquinata al mondo per quanto riguarda la concentrazione di
polveri PM2.5, secondo i rilevamenti dell'azienda svizzera
IQAir. Nella località di Mae Sai, al confine con la Birmania, la
concentrazione di particolato è stata a un certo punto 76 volte
più grande di quanto raccomandato all'Organizzazione mondiale
della sanità.
L'emergenza inquinamento, che nelle scorse settimane ha
coinvolto anche la capitale Bangkok seppure in misura minore, è
accentuata in questo periodo da particolare condizioni
climatiche che non contribuiscono a un ricambio dell'aria. E nel
resto del Sud-est asiatico - specie in Birmania, Laos, e
Cambogia - il fenomeno della bruciatura stagionale dei campi è
ugualmente radicato, contribuendo alla cappa di fumo sull'area.
Nonostante la gravità della situazione, con ospedali che
segnalano un forte aumento di pazienti con problemi respiratori,
il governo del generale Prayuth Chan-ocha si limita a palliativi
come spruzzare acqua dall'alto, nel tentativo di lavar via le
polveri dal suolo. Nell'opinione pubblica manca un movimento di
protesta per risolvere il problema alla radice, ossia impedendo
agli agricoltori di bruciare i campi per risparmiare sui costi.
In vista delle elezioni del prossimo maggio, nessun partito ha
messo proposte di soluzioni all'emergenza inquinamento nel suo
programma. (ANSA).