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Libano, sale a 244 bilancio vittime esplosione porto Beirut

Un ferito muore dopo quasi due anni di sofferenze

Con la morte di un uomo gravemente ferito nella devastante esplosione del porto di Beirut dell'agosto del 2020, sale a 244 il numero di persone rimaste uccise in quella che è stata classificata come una delle dieci più potenti deflagrazioni non nucleari della storia e che ha devastato un terzo della capitale libanese.
    Secondo l'agenzia libanese Nna, George Haddad, 68 anni, è morto dopo una lunga sofferenza a causa delle gravi ferite riportate nella deflagrazione.
    Haddad si aggiunge alle 239 vittime finora identificate, facendo salire a 240 il numero dei morti a cui è stato possibile dare un nome e un cognome. Rimangono non identificati quattro corpi, di tre donne e un uomo.
    L'inchiesta libanese sull'esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, per anni custodite nel porto, al centro della capitale libanese, è di fatto bloccata dalle misure giudiziarie messe in atto dall'oligarchia politica al potere in Libano. Il giudice Tareq Bitar, incaricato delle indagini, è stato da più di sei mesi bloccato di fatto nel suo lavoro da una lunga serie di tentativi di ricusazione presentati dagli avvocati di alcuni ex ministri e deputati.
    Questi sono stati accusati formalmente, assieme ai vertici di sicurezza e istituzionali, di essere stati al corrente della presenza del materiale altamente esplosivo nell'hangar numero 12 del porto di Beirut, e di aver permesso che il nitrato di ammonio potesse rimanere incustodito in quella sede, a pochi passi dal centro abitato della capitale.
    Nell'esplosione del 4 agosto del 2020, oltre ai 243 uccisi ci sono stati più di 6.500 feriti, molti dei quali menomati a vita, 330mila persone hanno dovuto abbandonare temporaneamente le loro case.
   

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