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La storia infinita del Ponte, dai romani a Salvini

Tanti piani (e costi) dai Borbone a Prima e Seconda repubblica

Il ponte sullo Stretto di Messina: una storia infinita che torna ad ogni cambio di governo e di epoca. L'idea di collegare Calabria e Sicilia è più vecchia dell'Italia stessa. I primi tentativi di unire le due sponde risalgono ai tempi delle Guerre Puniche, poi un pensierino ce lo fece anche Carlo Magno mentre nel 1840 il Re delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone, fece realizzare uno studio di fattibilità, come avremmo detto oggi, per la costruzione del Ponte ma visti i costi troppo alti dell'opera rinunciò come molti altri dopo di lui.

Dopo l'Unità d'Italia il progetto del ponte torna alla ribalta. Nel 1866 il ministro dei Lavori Pubblici, Stefano Jacini, commissiona un altro studio per verificare la possibilità di collegare Scilla e Cariddi con una costruzione in metallo ma poi niente. Seguiranno altri progetti ed idee che non porteranno a modificare la situazione quindi nel 1908 il devastante terremoto di Messina, che distruggerà la città mette in evidenza l'alto rischio sismico dell'area e così per moltissimo tempo il progetto del ponte viene accantonato. A resuscitare l'idea è l'Italia fascista. Ma anche in questo caso i piani proposti finiranno nel cassetto.

Finita la Seconda Guerra mondiale, inizia la ricostruzione del Paese e l'idea del ponte sullo Stretto affascina anche la neo nata Repubblica. Nel 1969 viene bandito un "Concorso internazionale di idee" per un progetto di attraversamento stradale e ferroviario dello Stretto. Furono presentati 143 progetti. Per gli studi preliminari verranno stanziati 3,2 miliardi di lire, che rappresentano anche i primi costi dello Stato e degli italiani per finanziare un'opera finora apparsa solo nelle carte di architetti e tecnici. Tra i progetti vincitori c'era anche quello di un tunnel a mezz'acqua ancorato al fondo mediante cavi in acciaio, e ancora un ponte strallato a tre campate, uno sospeso a campata unica, e anche alcune versioni di ponte sospeso a tre o più campate.

Nel 1981 viene costituita la società Stretto di Messina, che diventa responsabile per la progettazione dell'opera. Dopo vari studi di fattibilità, appunto, viene approvata la soluzione del ponte sospeso ad unica campata. Nel 1985 l'allora presidente del Consiglio, Bettino Craxi, annuncia che il ponte si farà. La progettazione però anche stavolta non decolla e nel 1992 con lo scoppio di Tangentopoli l'opera viene messa in soffitta.

Ma dieci anni dopo il nuovo premier, Silvio Berlusconi, rilancia il progetto. Nel 2005, con un'offerta di 3,88 miliardi di euro, Impregilo vince la gara per la realizzazione del ponte.

Nel 2006 la società firma il contratto. Ma quando sembra tutto pronto per avviare i lavori, Berlusconi perde le elezioni e con l'arrivo del secondo governo Prodi, che considera il ponte "inutile e dannoso", tutto si blocca. L'esecutivo cade dopo soli due anni e il Cavaliere rientra a Palazzo Chigi e ritorna sulla costruzione del ponte. Stavolta a far archiviare ogni tentativo sarà la crisi dei debiti sovrani.

Il governo tecnico di Mario Monti tra salva Italia e tante spese da tagliare mette la parola fine alla costruzione del ponte, annunciando che non si farà e la società Stretto di Messina viene messa in liquidazione. Ma ora il governo Meloni ne prevede la riattivazione sin da subito e a cinque mesi dal giuramento il consiglio dei ministri approva l'opera: "giornata storica non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l'Italia dopo 50 anni di chiacchiere", dichiara il ministro Matteo Salvini.   

 

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