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Tonfo di Credit Suisse, sui mercati torna la paura

Tonfo di Credit Suisse, sui mercati torna la paura

La Banca centrale svizzera pronta ad offrire liquidità se serve 

MILANO, 16 marzo 2023, 09:27

Redazione ANSA

ANSACheck

Swiss bank Credit Suisse loses more than quarter of its value © ANSA/EPA

Swiss bank Credit Suisse loses more than quarter of its value © ANSA/EPA
Swiss bank Credit Suisse loses more than quarter of its value © ANSA/EPA

Credit Suisse assume un'azione "decisa per rafforzare preventivamente la sua liquidità con l'intenzione di esercitare la sua opzione di prendere in prestito fino a 50 miliardi di franchi svizzeri", circa 54 miliardi di dollari "dalla banca centrale svizzera". Lo afferma Credit Suisse in una nota dopo il tracollo in Borsa di ieri. "Questa ulteriore liquidità sosterrà le attività core e i clienti di Credit Suisse mentre Credit Suisse prende le misure necessarie per creare una banca più semplice e concentrata sulle necessità dei suoi clienti", afferma Credit Suisse che oltre al rafforzamento della liquidità si offre per riacquistare debito per circa 3 miliardi di franchi.

"Queste misure - afferma l'amministratore delegato, Ulrich Koerner - mostrano un'azione decisa per rafforzare Credit Suisse mentre continuiamo la nostra trasformazione strategica per offrire valore ai nostri clienti e agli stakeholder. Io e la mia squadra siamo determinati ad andare avanti rapidamente" per una banca più semplice, concentrata e costruita sulle necessità dei clienti". Nell'annunciare le iniziative per rafforzare la sua liquidità, Credit Suisse si dice "posizionata in modo conservatore contro i rischi dei tassi di interesse".

 

IL TONFO IN BORSA

Il contagio arriva dalla Svizzera. Il tonfo di Credit Suisse sulla piazza di Zurigo sui minimi di sempre, con un calo del 24,2% a 1,69 franchi, ha innescato una tempesta di vendite sull'intero comparto bancario in Europa. L'indice Stoxx ha perso il 7,11%. Non è più la piccola Silicon Valley Bank americana a fare paura, ma la seconda banca elvetica, che oggi è in mani arabe. Proprio la Saudi National Bank, partecipata per il 37% dal fondo sovrano saudita, è il maggior azionista del Credit Suisse e, quando ha escluso un nuovo sostegno finanziario, ha scatenato la bufera su Zurigo. Alla fine dello scorso anno aveva acquistato una partecipazione del 9,88% dell'istituto in concomitanza con l'aumento di capitale da 4 miliardi di franchi.

Al suo fianco ci sono Qatar Holding con il 5,03% e Olayan Group al 4,93% e insieme formano un blocco che sfiora il 20% del capitale. Fuori dall'area del Golfo si va negli Usa, con BlackRock appena sopra al 4%. Secondo l'amministratore delegato del fondo americano Larry Fink si paga oggi il prezzo di "decenni di denaro facile" e Robert Kiyosaki, l'investitore che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers nel 2008, ritiene che Credit Suisse sarà la prossima vittima. Nouriel Roubini afferma invece che la banca sia "troppo grande per fallire ma anche per essere salvata". Il 'no' saudita ha avuto pesanti contraccolpi nel Vecchio Continente, anche se la Banca centrale svizzera ha fatto sapere che offrirà liquidità a Credit Suisse se necessario. E la Finma, l'autorità di supervisione dei mercati finanziari svizzera, assicura che Credit Suisse soddisfa i più alti requisiti di capitale e liquidità applicabili alle banche importanti a livello di sistema. Gli indici di Borsa sono comunque tornati in negativo in Europa dopo il rimbalzo della vigilia, bruciando complessivamente 355 miliardi di euro di capitalizzazione. Milano ha perso il 4,61%, Londra il 3,83%, Parigi il 3,58%, Francoforte il 3,27%, mentre Zurigo ha limitato il calo all'1,87%. A metà giornata anche Wall Street segnava un pesante rosso con il Down Jones a -2,14%, il Nasdaq in calo dell'1,40% e lo S&P 500 in flessione dell'1,94% Che la banca svizzera navigasse in cattive acque lo si sapeva da tempo. Nel 2021 erano falliti i fondi speculativi Usa Archegos e Greensill, con un costo per Zurigo di oltre 6 miliardi di franchi (6,16 miliardi di euro).

Da allora Credit Suisse ha cercato di fare quadrato con l'avvicendamento tra Thomas Gottstein e Ulrich Korner alla guida del gruppo e mettendo a punto una strategia di rilancio e di tagli, ma il 2021 si è chiuso con un rosso di 1,5 miliardi di franchi. L'anno prima invece era in utile per 2,7 miliardi di franchi (-22%). Il 2022 invece è stato ancora più difficile, con una perdita annunciata di oltre 7 miliardi di franchi. Un dato previsto da S&P, che lo scorso 9 febbraio ha tagliato il rating a 'Bbb-', ma indicativo di una situazione deteriorata. Dopo i rilievi della Sec, l'autorità dei mercati Usa, che ha messo in dubbio l'attendibilità delle comunicazioni finanziarie precedenti, l'allarme rosso è scattato già ieri. Alla Morgan Stanley Conference l'amministratore delegato Ulrich Koerner ha spiegato sì che l'esposizione in Svb di Credit Suisse "non è rilevante" e che i deflussi di depositi si sono "moderati significativamente" anche se non si sono fermati del tutto, ma ha ammesso anche "sostanziali debolezze" sui controlli interni della banca. Il definitivo affossamento del titolo però è avvenuto oggi dopo che il presidente della Banca Nazionale Saudita Ammar Al Khudairy ha fatto un passo indietro per motivi statutari. Al di là degli azionisti e delle dinamiche di mercato, su Credit Suisse si è concentrata anche l'attenzione delle istituzioni e della politica internazionale. La Bce sta chiedendo alle banche di tutta Europa di comunicare la loro esposizione sull'istituto di Zurigo. La presidente del consiglio Giorgia Meloni, senza fare nomi ha annunciato la "massima attenzione del governo sui mercati finanziari", mentre il primo ministro francese Elisabeth Borne ha chiesto alle autorità svizzere di "intervenire" direttamente, annunciando un incontro tra il ministro dell'economia Bruno Le Maire ed il suo omologo a Berna.

Che sta succedendo alle banche Usa

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