Il traffico delle città non incide
solo sull'ambiente e la qualità della vita ma ha anche effetti
negativi sui prezzi delle case e sul mercato del lavoro,
costringendo ad accettare lavori di 'ripiego', non adatti alla
propria istruzione solo perchè i tempi di spostamento sono
minori. Ad analizzare il fenomeno è uno studio di due
ricercatori della Banca d'Italia, Sauro Mocetti e Giacomo Rom,
(ma le opinioni non sono necessariamente quelli dell'istituto
centrale) dedicato al Trasporto pubblico locale.
"Un'elevata congestione, oltre ai costi diretti misurati in
termini di ore perse nel traffico, - si legge - ha effetti anche
sul funzionamento del mercato del lavoro e sul mercato
immobiliare". "Vivere in un'area caratterizzata da maggiori
tempi di spostamento limita il raggio geografico di mobilità
dell'individuo, restringendo il suo mercato del lavoro
potenziale. Questo, a sua volta, si dovrebbe riflettere in tempi
di ricerca del lavoro più lunghi per i disoccupati e, per coloro
che sono occupati, in un maggiore rischio di accettare
occupazioni "di ripiego", svolgendo mansioni per le quali
sarebbe stato sufficiente avere livelli di istruzione più
bassi":
C'è poi l'effetto sui prezzi delle case e sulla crescita
generale della città. Se, infatti, la domanda di abitazioni
fosse più diffusa sul territorio e riguardasse, quindi, anche le
aree periferiche (non solo il centro quindi dove sono
concentrate le attività economiche e dove i prezzi degli
immobili sono più alti) caratterizzate da una offerta
immobiliare più elastica, il prezzo medio delle case sarebbe più
basso".
"Ciò, a sua volta, renderebbe la città più attrattiva,
favorendo i flussi migratori e la crescita della popolazione.
Anche le imprese riallocherebbero risorse dalle rendite
immobiliari ai fattori produttivi, contribuendo anche per questo
canale alla crescita" conclude lo studio.
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