Via libera dei ministri delle Finanze dell'Eurogruppo: Fabio Panetta, direttore generale di Bankitalia, procede spedito verso la nomina nel comitato esecutivo della Bce, il 'board' che prepara i lavori del consiglio dei governatori e, di fatto, siede ogni giorno alla 'sala macchine' dell'Eurotower.
Alla scadenza per presentare le candidature, il 25 settembre, l'Italia era l'unica ad essersi fatta avanti per il posto che si libera quando, a fine dicembre, scadrà il mandato di Benoit Coeuré. Una successione che garantisce una presenza italiana nel board dopo che, a partire dal primo novembre, lascerà Mario Draghi per cedere la presidenza alla francese Christine Lagarde.
La parola, per la ratifica finale, dopo la decisione presa oggi in Lussemburgo passa ora al Consiglio europeo, che voterà entro dicembre a maggioranza qualificata dopo aver sentito l'Europarlamento e il consiglio direttivo della Bce. Per l'Italia così come per Lagarde, la nomina di Panetta - che a ben vedere è 'europea' e non espressione d'interessi nazionali - rappresenta in qualche modo una garanzia.
Sul fronte della politica monetaria, dove Panetta è un veterano - presente da decenni in sostituzione dei governatori alle riunioni della Bce come al G7 o a Basilea - il suo voto sarà nel segno della continuità con Draghi. "Ha una lunga esperienza nelle banche centrali", dice l'economista di Pictet Frederik Ducrozet.
E sul fronte delle banche, dove nel Consiglio di vigilanza si è spesso battuto contro una rigidità nell'applicazione delle regole (specie del bail in) che, a gennaio, definì "la reazione rabbiosa" di alcuni paesi dopo la grande crisi.
Una 'colomba' in più, insomma, ora che i falchi premono di nuovo contro il Qe e i tassi ai minimi record di Draghi. Una colomba "combattente per le cose in cui crede" come gli riconosce Andreas Dombret, ex Bundesbank che anch'egli sedeva nel Consiglio di vigilanza.
  Â