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Torna in sala Everything Everywhere, anarchia di generi da Oscar

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Daniels, la nostra luce nell'universo freddo e indifferente

ROMA, 01 febbraio 2023, 10:38

di Francesco Gallo

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert, sotto lo pseudonimo di Daniels, è un film come suggerisce il titolo, multistrato, o meglio, multiverso, allo stesso tempo rapace, sanguinante, avvolgente, isterico, divertente e romantico. E si può dire ancora di quest'opera (in sala dal 2 febbraio con I Wonder Pictures e con 11 candidature agli Oscar): è un dramma familiare metafisico (travestito da thriller), fatto da personaggi che sono unici e multipli. Di ognuno ci sono infatti infinite versioni con molteplici abilità a cui si può attingere se si è capaci di passare da un mondo all'altro, ovvero fare il 'saltaverso'. Infine EVERYTHING EVERYWHERE ALL AT ONCE è un film marziano e pieno di arti marziali davvero imperdibile e che ti darà la voglia, già ai titoli di coda, di chiamare la tua famiglia, i tuoi affetti, felice della loro ostinata e non scontata unicità. Ecco i personaggi: Evelyn Wang (la mitica Michelle Yeoh) è una sino americana proprietaria di una lavanderia a gettoni, alle prese con una montagna di scartoffie per via di un controllo dell'agenzia delle entrate, l'IRS. Sulla sua testa anche l'arrivo del padre anziano (James Hong), Joy (Stephanie Hsu) una figlia omosessuale e Waymond (Ke Huy Quan) marito anche troppo inetto. All'incontro con la teutonica impiegata dell'IRS (Jamie Lee Curtis), si ritrova però all'improvviso nel ripostiglio delle scope con una versione inedita del marito proveniente da un universo alternativo che la introduce in un'avventura multidimensionale nella quale lei è l'eroina. E da qui si entra nel frullatore del multiverso con tanti riferimenti cinematografici, da 2001: Odissea nello spazio fino a In the Mood For Love e Ratatouille. Dicono i Daniels del finale rassicurante del film: "Per quanto grande sia l'oscurità, dobbiamo fornire la nostra luce. Questo è un po' il lavoro del regista. Ovvero creare un po' di luce per se stessi sperando che altre persone siano in grado di vederla".
   

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