La tragedia greca rinasce in un
ambiente contemporaneo ideato dall'artista e regista Jan Fabre
per una prova d'attore magistrale di Sonia Bergamasco,
performance di grade impegno su un testo difficilissimo e
affascinante di Ruggero Cappuccio, capace di restituirci il
mistero e la potenza della scrittura drammatica classica con un
gioco verbale, di immagini, allusioni, provocazioni poetiche e
concrete: è ''Resurrexit Cassandra'', lo spettacolo che ha
debuttato al Vascello a Roma, dove si replica sino a domenica.
Un percorso tra il passato remoto e il futuro, tra la Grecia
classica e il nostro drammatico presente che prefigura il domani
''se non lascerete che le mie parole lavino i vostri cuori'',
ovvero se non purificate i vostri sentimenti e prendete atto,
invertendo la rotta, che il mondo e il mare è coperto di
plastica, mondezza, veleni di ogni genere e le foreste stanno
sparendo.
Il corpo del testo e il suo corpo si muovono all'unisono
sinuosamente, le braccia, le mani, sono impegnate in una
continua danza e simbolico distendersi o distorcersi, quasi un
rimando alle sagome di serpenti di cui Fabre ha cosparso la
scena nuda, riferimento ad altra leggenda che vuole il suo dono
le sia arrivato dai rettili sacri del tempio e, forse, per
quella lingua biforcuta che dice la verità e appare menzogna. E
alla fine gli applausi sono infiniti e innumerevoli le chiamate
in proscenio.
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