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John Keats, far versi è un ''fare anima''

John Keats, far versi è un ''fare anima''

A 200 anni dalla morte a Roma, incontri, pubblicazioni, mostre

ROMA, 22 febbraio 2021, 12:55

di Paolo Petroni

ANSACheck

John Keats - RIPRODUZIONE RISERVATA

John Keats - RIPRODUZIONE RISERVATA
John Keats - RIPRODUZIONE RISERVATA

John Keats, come Holderlin, come Giacomo Leopardi e pochi altri, è proprio poeta per antonomasia, personaggio totalmente dedito ai propri versi in cui tradurre il proprio modo di sentire il mondo e la vita (far poesia diceva che per lui era un ''fare anima''), che, come si consumasse nell'intensità e ricchezza dei sentimenti, è stata quindi breve, tanto da morire distrutto dalle emorragie della tisi a nemmeno 26 anni il 23 febbraio 1821, duecento anni fa. Una morte avvenuta a Roma, così che il poeta romantico inglese è sepolto nel cimitero acattolico di Porta S. Paolo e la casa dove visse, a Piazza di Spagna, è un centro culturale intitolato a lui e a Shelley, il cui bicentenario della scomparsa cade l'anno prossimo.

Le due ricorrenze hanno dato vita, in Italia e in Inghilterra, al ricco programma Keats-Shelley200. Con convegni, incontri, borse di studio, è in programma una mostra intitolata ''Adonais'', come il poema che Shelley scrisse in morte di Keats, anche se poi la situazione pandemica ha costretto a cambiare tutto e trasferire molte cose online. Domani, giorno del bicentenario, ci si potrà collegare a una serie di eventi, dal tour virtuale della Shelley-Keats House con guida dal vivo a quello della mostra allestita alla Keats House di Hampstead (particolari sul sito Ksh.roma.it/news).

Nadia Fusini ha curato due anni fa, in vista della ricorrenza, un Meridiano delle ''Opere'' di Keats (Mondadori, pp. 212 + 1476 - 80,00 euro) e, a sottolineare l'importanza di Keats e l'influenza che ha avuto nel mondo, ecco che esce in italiano l'affascinante ''A passeggio con John Keats'' dell'argentino Julio Cortazar pubblicato da Fazi (pp. 672 - 20,00 euro), l'editore scrittore che ha lui stesso firmato due romanzi biografici su Keats intitolati ''L'amore della luna'' (2005) e ''Bright Star'' (2010). Cortazar, col suo stile, chiuso nella sua stanza a Buenos Aires, notte dopo notte scrive di Keats, e intanto pensa, divaga, ricorda, compilando a margine del suo libro una sorta di zibaldone, costruendo un'opera-mondo.

Di famiglia relativamente modesta, Keats, nato il 31 ottobre 1795, resta presto orfano e gli muore anche il fratello a 19 anni così, impossibilitato a frequentare l'università, prende un diploma di chirurgo abilitato a operare sulle navi, ma non eserciterà mai, cercando di sopravvivere con i pochi soldi lasciatigli dalla madre e gli anticipi che riesce a avere dagli editori. Apparentemente diversa nell'evoluzione del giovane poeta la sua pur ricca produzione, che va dalle iniziale influenze di Byron e Wordsworth ai suoi primi e personali ''Poemi'', alla composizione di un poema di quattromila versi nato da una sfida con Shelley, ''Endymion'', cui segue ''Hyperion'', sino ad arrivare alla grande intensità e singolarità delle sue odi, come le celeberrime ''All'Autunno'', ''A un Usignolo'' e anche ''A un vaso greco'' inesistente; del resto a una critica dell'amico Byron rispose ''lui descrive quel che vede, io quel che immagino''. La Fusini trova che quel che lega tutto è l'irrequietezza del poeta, profondamente romantico, e quel suo disincanto nel sentire la rottura e la perdita della genuinità e l'armonia del mondo classico, ferita che si medica con la pratica della bellezza (''Una cosa bella è una gioia per sempre'' è il primo verso di ''Endymion''), la cui idea è nella ''Ode a un vaso greco'' strettamente associata a quella di verità.

Questo senza dimenticare come Keats si forma filosoficamente frequentando Leigh Hunt, e la redazione del suo periodico radicale ''The examiner'', dove tra l'altro scopre la cultura e la poesia greca e impara da affidarsi alla lucidità della ragione, tanto che ''Endymion'' verrà definito da Wordsworth ''un bel pezzo di paganesimo''. Quindi un materialista, almeno nel senso in cui possiamo dirlo anche di Leopardi, con un forte senso etico (''chi è creativo deve creare sé stesso'') che avverte però così sempre una sorta di assenza, di vuoto nostalgico e malinconico, al fondo quasi un dolore, anche nei momenti in cui il suo sensibilissimo sentire appare più estatico e risolto. E' forse quella ''capacità negativa'' attraverso cui, asserisce, il poeta osserva e sente la realtà.

Aldilà delle scritture programmate e progettate appaiono quelle più istintive e profonde a lasciare il segno, da quel manifesto del romanticismo che è considerato ''Sonno e poesia'' ai i versi della ''Belle dame sans merci'' che ne fanno il maestro osannato dai preraffaeliti, dall'ode ''A un usignolo'' il cui canto lo rende ''immortale'', l'arte e la bellezza sole possono superare la morte, la caducità della vita umana, sino all'ode ''All'Autunno'' in cui, ormai preda della malattia, di cui con i suoi rudimenti medici riconosce la gravità, c'è un certa accettazione della propria fine cantando il rimpianto della primavera dopo la quale ''l'estate ha colmato oltre l'orlo gli alveoli''. E per la sua tomba lasciò questa iscrizione: Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese che, sul letto di morte, nell'amarezza del suo cuore, di fronte al potere maligno dei suoi nemici, volle che fossero incise queste parole sulla sua lapide: 'Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull'acqua'''.

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